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IL CRISTO STORICO

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Messaggio Da giallop Dom Nov 29, 2009 6:11 pm

Il Cristo storico è quello che ci viene presentato dalle religioni?
I Vangeli apocrifi raccontano particolari reali della vita di Gesù?
Gesù è Dio nella Trinità?
Sono alcune delle tente domande che ruotano attorno alla figura del Nazareno. aiuto!!!
giallop
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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 4:04 am

Ragazzi noi del centro anti-blasfemia siamo esperti in vangeli ufficiali,
apocrifi e gnostici. Sono argomenti molto vasti, omunque possiamo abbreviare,
i Vangeli apocrifi sono dei romanzi del medioevo, raccontano di Gesù e della sua storia,
in modo fiabesco, tutto pieno di prodigi fantastici, Gesù è ancora più potente da come appare nei Vngeli ufficiali. I Vangeli gnostici, sono pure tardivi tranne il Vangelo
copto di Tommaso, e raccontano Gesù e la sua storia nella maniera gnostica,
lo gnosicismo esisteva prima ancora del cristianesimo, a Nag-Hammadi in Egitto,
sono stati trovati documenti; gnostici-cristiani, gnostici-giudaici, gnostici-pagani.
Lo gnosticismo è paganesimo, ci sono idee e concetti di una tale assurdità,
misti a magia, alchimia, ermetismo.
Noi possediamo dei volumoni compresi UTET, e abbiamo tutti i Vangeli,
ufficili,apocrifi, gnostici, e anche i documenti di Qumran, ci mancano solo
i brani ancora non pubblicati.
Da molti anni ormai, sono stati trovati dei papiri del I secolo, identici ai Vangeli
Ufficiali, e siccome non potevano scrivere delle favole a fatti freschi,
ci risulta che i Vangeli ufficiali sono autentici, ma poi lo si capisce anche leggendoli,
che gandi insegnamenti, che moralità ed educazione, che alti valori umani.
A noi risulta che Gesù è l'uomo piu' buono vissuto sulla terra, nessuno è migliore di Lui.
Comunque noi siamo cristiani, ma rispettiamo chi non crede o professa altre fedi. Basketball bounce Basketball bounce Basketball bounce Basketball bounce Laughing

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Messaggio Da giallop Mar Dic 01, 2009 3:43 pm

Molto interessante, premetto che personalmente mi interessa il tuo parere soltanto anche se concorda perfettamente con il centro a cui appartieni.
Volevo farti una domanda, il Vangelo copto di Tommaso, molto più vicino storicamente a Gesù degli altri apocrifi, da informazioni storiche attendibili? Smile
giallop
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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 9:40 pm

Brani del Vangelo copto di Tommaso si trovavano disseminati nelle opere dei
Padri della Chiesa, alcuni brani venivano scambiati per il Vangelo degli Egiziani,
citato da Clemente Alessandrino, altri venivano messi nel Vangelo degli Ebrei,
la maggior parte dei Loghia però era conosciuta dai Padri come Vangelo
dei Nasseni, una stetta gnostico-encratita, citata specialmente da .Ireneo.
M ecco che la scoperta dei vari papiri, e pi di Nagh-Hammadi, ha fatto luce sul
problema, ora sappiamo che quelo che dicevano i Padri è vero, i Nasseni
avevano scritto un loro Vangelo, copiando dai Vangeli ufficiali, però
sistemando tutto secondo la loro particolare gnosi.
Pare che questo Vangelo è stato scritto verso il 150 d.c.
Negli anni 70 la new-age ha dato molto importanza a questo Vangelo,
e molti studiosi l'hanno definito il 5° Vangelo.
Recentemente il Vangelo copto di Tommaso non viene più valutato,
infatti è un'opera gnostica, e fuori dalla corrente gnostica non può essere capito,
diventa assurdo ed ant-cristiano. Laughing bounce Laughing bounce Basketball cheers

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 9:49 pm

Testo

VANGELO DI TOMMASO COPTO

Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente¹ ha detto e Didimo Giuda Tommaso² ha trascritto.
1) Cfr. Ap. I 18. Più avanti Tommaso spiegherà la ragione di tale appellativo: Gesù è contrapposto all'uomo terreno, il cui spirito è "sepolto" nella materia.
Nel papiro frammentario di Ossirinco 654, si legge: «Queste sono le parole pronunciate da Gesù il Vivente... e a Tommaso. Disse loro: "Chiunque ascolterà queste parole, la morte non gusterà". Il termine «segreto» è evidentemente da intendere non riferito alle singole parole o frasi, dato che in esse non c'è nulla di segreto, ma all'interpretazione esoterica che va data loro.
2) L'apostolo che qui si presenta come autore dell'apocrifo è chiamato soltanto "Tommaso" in Mc. III 18; Mt. X 3; Lc. VI 15; Jo. XIV 5; Atti I 13. Ma assolutamente nulla vieta di pensare che il vero nome fosse «Giuda», come è sempre indicato anche da Efrem, da Taziano e dalla Didaché, in quanto «Tommaso» è un soprannome (in aramaico Töma significa: gemello). Solo Giovanni in tre passi del suo Vangelo (Jo. XI 16; XX 24; XXI 2) dà il terzo nome:«Tommaso detto Didimo»; ma è una tautologia, perché anche Didimo significa "gemello".


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1.) Egli disse: - Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte¹.
1) Jo. VIII 51 e anche Jo. III 15-16; V 24; VI 40, 47; Mc. IX 1; Mt. XVI 28; Lc. IX 27.


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2.) Gesù disse: - Colui che cerca non cessi dal cercare, finché non trova¹ e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e regnerà sul Tutto².
1) Cfr. Mt. VII 8 e Lc. XI 9 e 10. A differenza di Matteo e Luca quello di Tommaso è un chiaro invito alla gnosi. Anche nella Pistis Sophia 100 è detto:«Non cessate di cercare e non fermatevi finché non abbiate trovato i misteri purificatori che vi sublimeranno».
2) L'itinerario gnostico avviene secondo le seguenti tappe: conoscenza del bene, sua accettazione, contemplazione, elevazione mistica, immedesimazione con Dio e di conseguenza dominio dell'universo cosmico.


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3.) Gesù disse: - Se coloro che vi guidano vi dicono: «Ecco! Il Regno è nel cielo», allora gli uccelli del cielo vi saranno prima di voi. Se essi vi dicono: «Il Regno è nel mare», allora i pesci vi saranno prima di voi¹. Ma il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e saprete che siete figli del Padre Vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi stessi privazione².
1) Cfr. Lc. XVII 20-24; e anche Mc. XIII 5, 21-23; Mt. XXIV 26-28. L'aggiunta di Tommaso:«ed è fuori di voi» allude al fatto che, una volta effettuata la scoperta nella propria interiorità, occorrerà estraniarsi dalla materia, uscire dal proprio «io» terrestre per congiungersi e unificarsi con Dio.
Questo loghion sottolinea fortemente l'interiorità, l'attualità e spiritualità del Regno. Notare l'insistenza sulla conoscenza di sé che è uno dei temi centrali del Vangelo. Scintille del Padre, soltanto prendendo coscienza del proprio «io», vivono con il Padre che vive; in caso contrario sono povertà. In un contesto identico del Papiro di Ossirinco, 654, «chiunque conosce se stesso troverà il Regno... Conoscerete voi stessi e vedrete che siete figli del Padre». Un maestro gnostico non aveva dubbi a riguardo e avvertiva i discepoli: «Lascia la ricerca di Dio, la creazione e altre questioni consimili. Cercalo partendo da te stesso... Conosci le fonti del dolore, della gioia, dell'amore, dell'odio... Se esamini attentamente tali questioni troverai Dio in te stesso» (Ippolito, Refut., VIII, 15, 1-2).
2) Lo Pseudo Ippolito, Philosophumena V 6 ci spiega che, secondo la dottrina dei naasseni (una delle più antiche sette gnostiche), «la conoscenza dell'uomo è l'inizio della perfezione», l'ignoranza di se stessi è quindi imperfezione e tenebre. Per l'espressione «Figli del Padre Vivente» cfr. Rom. IX 26b e per la parte finale del paragrafo cfr. 1.Cor. VIII 2-3; XIII 12.


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4.) Gesù disse: - L'uomo vecchio, nei suoi giorni, non esiti a interrogare il fanciullo di sette giorni¹ sul Luogo della Vita² ed egli vivrà. Poiché molti che sono i primi saranno gli ultimi e diventeranno uno solo³.
1) Ricorda solo in apparenza Mc. IX 37; Mt. XVIII 3-4; Lc. IX 48, e Mt. XI 25 e Lc. X 21, che sono lodi dell'innocenza e semplicità dei fanciulli. Qui l'affermazione poggia su di una precisa teoria antropologica che i Philosophumena V 7 citano con una frase attribuita ad Ippocrate: «Il fanciullo di sette anni è la metà di suo padre», ossia: a sette anni il fanciullo ha raggiunto la pienezza dell'uso della ragione come un adulto-, dai sette ai quattordici acquisterà l'altra metà delle doti necessarie a completare il ciclo evolutivo, ma saranno solo più caratteristiche fisiche, legate alla carne, alla materia. A sette anni è quindi nelle condizioni migliori per una vita spirituale, non contaminata.
2) Il «Luogo della Vita» o semplicemente il «Luogo» (in ebraico maqom), come la «Luce» sono termini correnti nello gnosticismo («Luce» anche in Giovanni) per indicare la divinità e la sua sede. La terminologia è già nel Timeo di Platone.
3) La prima parte della sentenza è sostanzialmente uguale in Mc. X 31; Mt. 19 30; XX 16; Lc. XIII 39 e simile in Mc. IX 35 e Lc. IX 48. Per la seconda, cfr. Jo. XVIII II, 21, 23-24.
Gesù è l'insieme delle scintille di luce che sono appunto gli gnostici. Il vecchio che non esita a interrogare il fanciullo è l'uomo di fronte alla vita, che egli rischia di non raggiungere se non diverrà uno solo con essa ritrovando così l'unità primordiale.


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5.) Gesù disse: - Conosci ciò che ti sta davanti, e ciò che ti è nascosto ti verrà rivelato; poiché non vi è nulla di nascosto che non venga un giorno rivelato¹.
1) Cfr. Mc IV 22; Mt. X 26; Lc. VIII 17; XII 2.
Clemente Alessandrino insegnava che il primo grado della conoscenza è ammirare le cose che abbiamo davanti Stromata 2, 45 e nelle Kephalaia manichee leggiamo: «Il Salvatore ha detto ai suoi discepoli: "Conoscete quanto si trova davanta alla vostra faccia e vi sarà rivelato ciò che vi è nascosto"» Anche Pap. Oss., 654, riprende il testo nei seguenti termini: «Gesù dice: "Tutto ciò che non è davanti ai tuoi occhi e quanto ti è occulto ti sarà rivelato. Non c'è, infatti, cosa celata che non divenga manifesta, né cosa sepolta che non venga risuscitata"».


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6.) I suoi discepoli lo interrogarono e gli dissero: - Vuoi tu che noi digiuniamo? E come dobbiamo pregare e fare l'elemosina? E quale dieta dobbiamo seguire?¹ - Gesù rispose: - Non dite menzogne²; non fate ciò che voi stessi odiate³. Perché tutte queste cose sono manifeste davanti al Cielo4. Infatti non vi è nulla di nascosto che non venga un giorno rivelato e nulla di coperto che rimanga senza diventare scoperto5.
1) Anche in Mt. VI 1-18 (Lc. XI 1) i discepoli chiedono a Gesù istruzioni sulla preghiera, l'elemosina e il digiuno.
2) Cfr. Eph. IV 25; Col. III 9.
3) Cfr. Mt. VII 12; Lc VI 31.
4) (Cielo, Verità) «Il Padre, che vede nel segreto» (Mt. VI 4, 6, 18).
5) Cfr. Rom. II 16; 1Cor. IV 5.


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7.) Gesù disse: - Beato il leone che l'uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e sventurato l'uomo che il leone mangia, cosicché l'uomo diventi leone¹.
1) Beato l'uomo ilico (fisico, leone) se l'uomo spirituale lo domina e lo annulla; sventurato l'uomo spirituale se si fa dominare dalla sua animalità.


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8.) Ed egli disse: - L'uomo è simile ad un saggio pescatore che ha gettato la rete in mare: egli l'ha tirata su dal mare piena di piccoli pesci, in mezzo ai quali ha trovato un pesce grosso e buonissimo, questo saggio pescatore: egli allora ha buttato tutti i pesci piccoli dentro al mare, ha scelto il pesce grosso senza esitazione¹.
Chi ha orecchi per intendere intenda²!
1) Mt. XIII 47-50.
2) Mc. IV 9, 23; VII 16; Mt. XI 15; XIII 9, 43; Lc. VIII 8; XIV 35; Ap. II 11, 17, 29; III 6, 13, 22; XIII 9.


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9.) Gesù disse: - Ecco, il seminatore è uscito: ha riempito la mano ed ha sparso i semi. Alcuni sono caduti sulla strada, gli uccelli sono venuti e li hanno beccati. Altri sono caduti sulla roccia, non hanno potuto mettere radici nella terra e non hanno prodotto spighe. Altri ancora sono caduti tra le spine, che hanno soffocato il frumento, e i vermi li hanno divorati. Altri ancora sono caduti sulla terra buona e questa parte ha prodotto ottimo frutto: essa ha reso sessanta per uno e centoventi per uno¹.
1) Mc. IV 3-8; Mt. XIII 4-8; Lc. VIII 5-8.


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10.) Gesù disse: - Ho gettato il fuoco sul mondo ed ecco, veglio su di questo, finché esso arda¹.
1) Cfr. Lc XII 49.


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11.) Gesù disse: - Questo cielo passerà e passerà quello che vi sta sopra¹, e i morti non vivranno e i vivi non moriranno².
1) Cfr. Mc. XIII 31; Mt. XXIV 35 (V 18); Lc. XXI 33 (XVI 17); (1Cor. VII 31). Ma qui è aggiunto anche «quello che vi sta sopra», cioé il secondo cielo, stando all'antica astronomia che ne comprendeva sette, così disposti, con la terra al centro: 1) Cielo delle acque superiori (piogge) e delle stelle; 2) Cielo degli angeli ribelli (cacciati dal quinto); 3) Paradiso e Sheol, sede delle anime in attesa di giudizio; 4) Cielo del Sole e della Luna; 5) Cielo degli angeli vigilanti; 6) Cielo degli arcangeli, cherubini, serafini, ecc.; 7) Dio, o meglio «Luogo di Dio».
2) Cfr. Rom. VI 2-3; VIII 2-7; 11, 13; Col. II 13.


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12.) In questi giorni in cui voi vi nutrite di cose morte, le rendete cose di vita: che farete quando sarete nella Luce, nel giorno in cui, essendo uno, diverrete due? Quando diverrete due, cosa farete¹?
1) I Philosophumena IV 8, 31, dicendo che i naasseni consideravano «cose di vita» la ragione e l'intelligenza, ci aprono uno spiraglio per intendere questo passo: se la conoscenza di verità inferiori (cose morte) nutre la mente umana, che non avverrà all'uomo perfetto che potrà nutrirsi di verità superiori? Per una certa analogia, cfr. Jo. III 12: «Se non mi credete quando vi parlo di cose terrene, come crederete se vi parlerò di cose celesti?» Per la seconda parte, occorre tener presente ciò che sarà spiegato più avanti, al § 35, e quindi: quando il solitario in cerca di Dio si unirà ad un altro solitario verrà realizzato il primo grado dell'unita o Chiesa perfetta.


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13.) I discepoli dissero a Gesù: - Sappiamo che tu ci lascerai: chi è che sarà grande sopra di noi? - Gesù rispose loro: - Dovunque andrete seguirete Giacomo il Giusto¹, colui a motivo del quale sono stati creati il cielo e la terra.
1) Il passo ricorda le discussioni tra gli apostoli, su chi di loro fosse da considerare il più grande, di cui Mc. IX 34; Mt. XVIII 1; Lc. IX 46 e XXII 24, nonché il passo di Mt. XVI 17-19 relativo all'investitura di Pietro. La tradizione di un primato di Giacomo, fratello del Signore Gesù, o almeno di una sua autorità pari a quella di Pietro, è confermata dagli Atti, dalle Lettere Paoline, dal Vangelo degli Ebrei, da Gerolamo (Comm. in Mich. VII 7), da Eusebio (Hist. Eccl. II 3), dai Philosophumena V 7, e, naturalmente, dai testi gnostici.


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14.) Gesù disse ai suoi discepoli: - Fate un confronto con me e ditemi a chi sono simile-. Gli disse Simone Pietro: - Tu sei simile ad un angelo giusto. Gli disse Matteo: - Tu sei simile a un filosofo di grande saggezza. Gli disse Tommaso: - Maestro, la mia bocca non è assolutamente in grado di dire a chi tu sei simile¹.
Gesù disse: - Io non sono più tuo maestro, perché tu sei ebbro: ti sei inebriato alla copiosa sorgente che è emanata da me². Poi lo prese in disparte e gli disse tre parole³. Allora, quando Tommaso tornò dai suoi compagni, essi gli domandarono: - Che cosa ti ha detto Gesù? - Rispose loro Tommaso: - Se vi dico una sola delle parole che egli mi ha detto, voi prenderete delle pietre e me le scaglierete, e un fuoco uscirà dalle pietre e vi brucierà.
1) Cfr. Mc VIII 27-30; Mt. XVI 13-16; Lc. IX 18-21, in cui però il riconoscimento della messianità di Gesù è attribuito a Pietro.
2) Per il paragone con la sorgente di vita, cfr. Jo. IV 10; VII 37-38; Ap. XXI 6.
3) Inutile domandarsi quali fossero le tre parole: il carattere esoterico della dottrina gelosamente custodita da Tommaso, non permette di penetrare il mistero. Parecchie sette religiose si servivano, nelle loro iniziazioni, di parole magiche. D'altronde al potere occulto di certe parole si credeva anche nell'ebraismo (cfr. alcune guarigioni di Gesù riferite dai Vangeli) e la credenza è largamente passata nella magia medievale.


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15.) Gesù disse loro: - Se voi digiunerete, commetterete colpa verso voi stessi; se pregherete, sarete posti sotto giudizio; se farete l'elemosina, farete danno al vostro spirito¹. Se andrete in qualche terra e vi aggirerete per la contrada, se vi riceveranno, mangiate ciò che vi metteranno davanti, e coloro che sono malati fra di loro, guariteli². Poiché, non ciò che entra nella vostra bocca vi contaminerà, ma ciò che esce dalla vostra bocca: questo vi contaminerà³.
1) Come al § 6 è qui dichiarata l'inutilità del digiuno (che è un danno per il corpo), della preghiera (richiesta di aiuto dall'esterno), dell'elemosina (accomodante compromesso alla legge dell'uguaglianza). Cfr. Col. II 20-23.
2) In contrapposto alle precedenti, qui sono presentate due pratiche di vera caritas: la fratellanza nell'agàpe e la guarigione dei malati. Cfr. Lc X 8-9 (Mc. VI 13; Mt. X Cool e, parzialmente, 1Cor. X 27.
3) Mc. VII 15; Mt. XV 11.


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16.) Gesù disse: - Quando vedete Colui che non è nato da donna, prostratevi col viso a terra ed adoratelo: Egli è il vostro Padre¹.
1) Non c'è solo in questa definizione l'antitesi con l'espressione biblica «nato da donna», come sinonimo di uomo soggetto al peccato originale, ma c'è il rifiuto degli gnostici del tempo ad accettare l'incarnazione del Logos per opera di donna. Cfr. Jo. I 13, se si intende con Ireneo e Tertulliano xyzxyzxyz e cioè: «a quelli che credono nel nome di lui, che non è nato da sangue, né da volontà di carne, ecc.»come pare logico intendere dato il senso di tutto il contesto.


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17.) Gesù disse: - Gli uomini certamente credono che io sia venuto a portare la pace nel mondo, ed essi non sanno che io sono venuto a portare sulla terra le discordie, il fuoco, la spada, la guerra. Infatti saranno cinque in una casa e si schiereranno tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre¹, e si leveranno come solitari².
1) Mt. X 34-36; Lc. XII 49, 51-53.
2) L'espressione non va intesa «si troveranno isolati gli uni dagli altri», in lotta e in odio tra di loro, ma: il fermento che le parole di Gesù produrranno tra gli uomini li stimolerà a discutere e meditare tra di loro e li porterà a cercare la solitudine (a farsi solitari), condizione necessaria per intraprendere la via della gnosi.


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18.) Gesù disse: - Io vi dirò ciò che occhio non ha mai veduto e ciò che orecchio non ha mai inteso, ciò che mano non ha mai raggiunto e ciò che non è mai affiorato nel cuore dell'uomo¹.
1) Cfr. Lc. X 24; 1Cor. II 9.


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19.) I discepoli domandarono a Gesù: - Dicci quale sarà la nostra fine¹-. Gesù rispose: - Avete forse scoperto il principio, che mi interrogate intorno alla fine? Infatti, dove è il principio, lì sarà la fine². Beato colui che raggiungerà il principio: egli conoscerà la fine e non gusterà la morte³.
1) Mc. XIII 4; Mt. XXIV 3; Lc. XXI 7.
2) Cfr. Jo. I 1 e specialmente Ap. I 8; XXI 6; XXII 13.
3) Quando sarà ricongiunto a Dio il «perfetto» avrà vita eterna.


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20.) Gesù disse: - Beato colui che era, prima di venire al mondo¹!
1) Come apparirà chiaro da paragrafi successivi (27 e 90) questo logion richiama la dottrina platonica che è alla base dello gnosticismo: la creazione è copia di «idee» o «immagini» (Tommaso nei § 27, 55 e 90 userà appunto il vocabolo greco xyzxyz) che hanno la loro vera esistenza nella Mente di Dio. Il concetto platonico di mimesi e metessi, con cui queste «idee» del mondo iperuranio si materializzano, è tradotto dagli gnostici nel concetto di emanazione: da Dio discende per emanazione di «entità» (eoni) il cosmo astrale, da questi discendono gli eoni del mondo sensibile.


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21.) Se diventate miei discepoli e ascoltate le mie parole, anche queste pietre saranno al vostro servizio¹.
1) Anche in Jo. XIII 35 e XV 9 vi è la sollecitazione di Gesù ai discepoli di dare ascolto ai suoi insegnamenti. Quanto all'accenno alle pietre quali strumento di fatti eccezionali, cfr. Mt. III 9; IV 3; e paralleli Lc. III 8 e IV 3.


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22.) Poiché avete in Paradiso cinque alberi che non mutano né estate né inverno, e le loro foglie non cadono mai¹. Chi li conoscerà non gusterà la morte.
1) Divagazioni sul Paradiso come luogo di delizie naturali, con alberi sempre carichi di frutti, sono frequenti non soltanto nella letteratura apocrifa, e rappresentano una ingenua aspirazione al benessere delle masse sofferenti la miseria in questa vita. Gli «alberi» hanno valore simbolico, derivato da Gen. II 9 e specialmente da Ap. II 7 e XXII 2. Nella speculazione gnostica i «cinque alberi della Vita» rappresentano le cinque entità superiori primigenie, che in Paradiso hanno le loro radici e di lì ramificano e fruttificano: Spirito, Pensiero, Riflessione, Intelletto e Ragione. Si veda anche il Vangelo dell'infanzia dello Pseudo-Matteo, capp. XX e XXI, in cui si racconta come e perché Gesù abbia assegnato al Paradiso l'albero della palma, quale simbolo di vittoria.


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23.) I discepoli domandarono a Gesù: - Dicci a che cosa è simile il Regno dei Cieli. Egli rispose: - Esso è simile a un granello di senapa. Questo è il più piccolo di tutti, ma quando cade sulla terra arata produce un alto tronco e diviene riparo per gli uccelli del cielo¹.
1) Cfr. Mc. IV 30-32; Mt. XIII 31-32; Lc. XIII 18-19.


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24.) Maria domandò a Gesù: - A chi sono simili i tuoi discepoli? - Egli rispose: - Sono simili a fanciulli i quali si sono introdotti in un campo che non è il loro. Quando verranno i proprietari del campo, diranno loro: «Lasciateci il nostro campo!» Ed essi alla loro presenza si spogliano dei loro vestiti, per lasciar loro e restituire il campo¹.
1) Il campo che non appartiene ai discepoli di Gesù, ormai sulla via della «perfezione», è questo mondo, il mondo della materia, che essi dovranno lasciare, spogli di ogni impurità. Anche in 2Cor. V 3 Paolo usa l'immagine dei corpi che si spogliano per lasciare «la tenda in cui abitiamo su questa terra».


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25.) In verità vi dico: se il padrone di casa sa che un ladro viene, starà in guardia prima che venga e non gli permetterà di introdursi nella casa di suo possesso e di portar via le masserizie. Voi dunque siate vigilanti di fronte al mondo e cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i briganti non trovino il modo di giungere a voi, perché essi troverebbero il punto debole che voi proteggete!¹
1) Con significato escatologico (che qui manca, perché si allude alla vittoria dello «spirituale» sulle tentazioni della materia), la parabola si trova anche in Mc. III 27 e, sdoppiata, in Mt. XXIV 43-44; XII 29; Lc. XII 39-40; XI 21-22. Si veda inoltre l'identica esortazione; «Cingetevi i fianchi!», in Lc. XII 35 (Eph. VI 14) e l'invito ad essere vigilanti ripetuto in Mt. XXV 13. L'immagine dell'evento finale che giunge improvviso «come un ladro» è pure in Tess. V 2; Ap. III 3; XVI 15a.


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26.) Ci sia in mezzo a voi un uomo avveduto: appena il frutto è maturato, egli è uscito in fretta, con la falce alla mano, per raccoglierlo¹. Chi ha orecchi per intendere intenda!²
1) È il versetto finale della parabola di Mc. IV 26-29, che ha lo stesso significato di questo paragrafo; quasi un corollario alla parabola del seminatore, perché indica il momento in cui si raccolgono i frutti. Non si nota relazione (sia Craveri che Doresse) con gli angeli mietitori, in funzione punitiva, di Mt. XIII 37-43 e Mt. III 12; Lc. XIII 16-17; Jo. IV 36-38; Ap. XIV 15.
2) Cfr. sopra la nota 2 al § 8.


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27.) Gesù vide dei bambini che stavano poppando. Egli disse ai suoi discepoli: - Questi bambini che stanno poppando sono simili a coloro che entrano nel Regno. Essi allora gli domandarono: - Se saremo piccoli, entreremo nel Regno?¹ Gesù rispose loro: - Quando farete in modo che due siano uno, e farete si che l'interno sia come l'esterno e l'esterno come l'interno, e l'alto come il basso, e quando farete del maschio e della femmina una cosa sola, cosicché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina², e quando metterete un occhio al posto di un occhio e una mano al posto di una mano e un piede al posto di un piede, un immagine al posto di un immagine, allora entrerete³.
1) Mc. X 13-15; Mt. XIX 13-15; Lc. XVIII 13-17 e Mc. IX 35-37; Mt. XVIII 1-4; Lc. IX 46-48. Per il diverso concetto dei «bambini» confronta sopra la nota 1 al § 4.
2) Per capire questa prima parte del logion, che sviluppa il concetto di «perfezione» come unità degli opposti, occorre tener presente la dottrina gnostica emanazionistica. Dio, punto di origine e vertice di tutte le cose, si esprime attraverso «manifestazioni» (ipostasi) che sono formate a coppie (sizigie), ciascuna di un elemento maschile e di un elemento femminile, padre e madre della sizigia seguente. Dalle prime quattro coppie, spirituali, discendono, sempre a coppie, gli Eoni inferiori (decade e dodecade) fino a Psyche-Hule (Anima e Materia) che compongono l'Uomo terrestre. Ogni essere è quindi composto di elementi contrari, a coppie (alto e basso, esterno e interno, maschile e femminile) e la sua perfezione sarà solo nell'annullamento, o meglio nella fusione, di essi. Nell'affermazione «che il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina» è da riconoscere il concetto sublime del superamento dei problemi sessuali, lo stesso concetto che è espresso nel «neque nubent neque nubentur» di Mc. XII 25; Mt. XXII 30; Lc. XX 35. Nessun riferimento, invece, a Mc. X 6-8; Mt. XIX 5-6; ed Eph. V 31: «l'uomo... si unirà a sua moglie e i due diverranno una stessa carne» e nemmeno a Gal. III 28: «non c'è... né schiavo libero, né maschio né femmina, ecc.», che allude alla parità di tutti i fedeli di fronte a Dio.
3) È l'esemplificazione del riassorbimento della realtà fenomenica in Dio, secondo la dottrina platonica (cfr. sopra nota 2 del § 2 e nota 1 del § 3): quando al posto di ogni occhio, mano, piede corporeo vi sarà un occhio, una mano e un piede, pure «immagine» ideale, si sarà tornati nell'iperuranio, congiunti con la divinità, nella cui mente tutte queste apparenze hanno la loro vera realtà. Più grossolanamente 1Cor. XV 38, 40, 44 parla di corpo «spirituale» e «corpo terrestre», accettando la creazione in senso biblico.


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28.) Gesù disse: - Io vi sceglierò uno fra mille e due fra diecimila, e si leveranno come una cosa sola¹.
1) Cfr. Mt. XXII 14; Jo. XV 16.


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29.) I suoi discepoli dissero: - Mostraci il Luogo dove tu sei, poiché ci è necessario trovarlo¹. Egli rispose loro: - Chi ha orecchi, intenda²: se la luce esiste in un essere luminoso, allora esso illumina l'universo intero; ma esso non brilla, vi sono le tenebre³.
1) Cfr. Jo. XIV 4-6, dove è proprio Tommaso l'incredulo a dialogare con Gesù intorno al «Luogo» e alla «Via» per giungervi.
2) Cfr. sopra la nota 2 al § 8.
3) Perfettamente intonata alla domanda che gli è stata posta («Mostraci il Luogo dove tu sei») questa risposta di Gesù, se si tien conto dell'identità di significato tra «Luogo» e «Luce» per indicare la divinità nella sua collocazione e nella sua entità luminosa (cfr. sotto § 55). Gesù, emanazione di Dio-Luce, è egli stesso «l'Essere luminoso» (cfr Jo. VIII 12 e XII 46), è un'epifania (Hebr. I 3): ma se la luce da lui irradiante non illumina i discepoli, rimangono le tenebre (cfr. Ap. XXII 5; Eph. V 13; 2Cor. IV 6 e Jo. III 19). Un'analogia tra le espressioni del paragrafo di Tommaso e Lc. XI 33-36 (Mt. VI 22-23) ci permette di interpretare opportunamente la parabola della «lucerna e dell'occhio» (e non come di solito viene intesa, quale invito alla purezza), tanto più se la confrontiamo con Jo. V 35 dove si paragona Giovanni Battista alla «lampada che arde e illumina».


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30.) Gesù disse: - Ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio¹.
1) Cfr. Mc. XII 31; Mt. XIX 19b; XXII 39; Lc. X 27b. Per la seconda parte del logion vedi Deut. XXXII 10 e Prov. VII 2.


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31.) Gesù disse: - Tu vedi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, ma non vedi la trave che è nel tuo. Quando avrai levato la trave dal tuo occhio, allora potrai levare la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello¹.
1) Mc. VII 3-5 e Lc. VI 41-42.


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32.) - Se non farete astinenza del mondo non troverete il Regno. Se non farete Sabato il Sabato, non vedrete il Padre¹.
1) Nella prima parte vi è la sollecitazione a rinunciare al mondo e ad aspirare al Regno come in Mt. VI 25, 33 e Lc. XII 22, 31; nella seconda parte l'invito a rispettare il giorno del Signore.


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33.) Gesù disse: - Ho preso posto al centro dell'universo e nella carne mi sono manifestato a costoro¹. Ma li ho trovati tutti ubriachi: non ho trovato in mezzo a loro nemmeno uno che avesse sete. E l'anima mia si è addolorata per i figli dell'uomo, perché essi sono ciechi nel cuore, e poiché sono venuti al mondo nudi, essi cercano di uscire di nuovo nudi dal mondo. Ma ora essi sono ubriachi. Quando avranno smaltito il vino, allora si pentiranno².
1) 1Tim III 16. L'espressione «al centro dell'universo» indica la posizione astrale dell'eone Gesù che, nel simbolo grafico T, è il punto d'incontro tra la linea orizzontale (il «Luogo di Dio») e la verticale (le emanazioni), o nella croce X è al centro tra il mondo superiore e il nostro.
2) Cfr. soprattutto Lc. XXI 34.


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34.) Gesù disse: - Se la carne è venuta nell'esistenza per opera dello spirito, è un miracolo; ma se lo spirito per opera della carne, questo è un miracolo di un miracolo¹. E io mi meraviglio di come una così grande ricchezza abbia preso dimora in tale povertà².
1) Cfr. Jo. III 5-8, in cui però il significato gnostico è meno accentuato. Tommaso vuol dire che è miracolosa la manifestazione sotto aspetto di uomo terrestre di un eone spirituale (Gesù), addirittura superiore al miracoloso, e quindi incredibile, che la materia generi lo spirito.
2) Sia Craveri che Doresse sono abbastanza concordi nel ritenere questa frase un commento del compilatore: «È meraviglioso che una così grande ricchezza (lo spirito) abbia preso dimora in tanta povertà (la materia)!»


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35.) Gesù disse: - Dove ci sono tre dei, essi sono dei; dove sono due o uno, io sono con lui¹.
1) La seconda parte ricorda Mt. XVIII 20, ma la prima parte conferisce a tutta la sentenza un significato assai più complesso. Ci aiutano a capirla vari passi di Salmi Manichei e un commento di Efrem Siro in Concord. evang. XIV 24. «Uno solo» è un solitario, che si estranea dal mondo per cercare il Regno e Cristo è con lui; «due», se stanno insieme in concordia, rappresentano l'ultimo passo verso la perfezione dell'«unità» (cfr. § 12) e ciò dà loro la forza di spostare montagne (cfr. §§. 53 e 113); «tre», uniti insieme, realizzano la Chiesa perfetta: essi hanno ormai raggiunto la divinità degli eoni superiori, sono dèi essi stessi. Cfr. Ps. LXXXII 6.


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36.) Gesù disse: - Nessun profeta è ben accolto nel suo paese, e un medico non opera guarigioni tra coloro che lo conoscono¹.
1) Mc. VI 4; Mt. XIII 57; Jo. IV 44, e soprattutto Lc. IV 23-24.


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37.) Gesù disse: - Una città costruita su di un'alta montagna e fortificata non può cadere né essere nascosta¹.
1) Cfr. Mt. V 14b.


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38.) Gesù disse: - Ciò che tu udirai col tuo orecchio e con l'altro orecchio, proclamalo dai tetti!¹ Infatti nessuno accende una lampada per metterla sotto un moggio o in un luogo nascosto, ma la mette in un candelabro, in modo che tutti quelli che entrano ed escono possano vedere la luce².
1) Cfr. Mt. X 27 e Lc. XII 3.
2) Mc. IV 21; Mt. V 15; Lc VIII 16 e XI 33.


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39.) Gesù disse: - Se un cieco conduce un altro cieco cadono ambedue in un fosso¹.
1) Cfr. Mt. XV 14 e Lc. VI 39.


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40.) Gesù disse: - Non è possibile che qualcuno entri nella casa del forte e che gli faccia violenza, a meno che gli leghi le mani. Allora svaligerà la casa¹.
1) Cfr. Mc. III 27; Mt. XII 29 (Lc. XI 21-22).


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41.) Gesù disse: - Non datevi pensiero dal mattino alla sera e dalla sera al mattino di che cosa indosserete¹.
1) Cfr. Mt. VI 25; Lc. XII 22. Ma qui il senso è diverso: non preoccuparsi delle apparenze esteriori, non prendersi troppa cura del mondo; il corpo è soltanto l'involucro imperfetto ed imperituro dell'anima.


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42.) I discepoli dissero: - Quando ti manifesterai a noi, e quando ti vedremo?¹ Gesù rispose: - Quando vi spoglierete senza provare vergogna, e vi toglierete gli abiti e li deporrete ai vostri piedi come i bambini e li calpesterete. Allora vedrete il Figlio dell'Essere Vivente e non avrete paura².
1) Jo. XIV 22.
2) I «perfetti» godranno della visione del Logos nella sua vera «immagine» di eone spirituale («Figlio dell'Essere Vivente») quando si saranno spogliati della loro materialità, senza nessuna preoccupazione per il corpo. Per il confronto con l'innocenza dei bambini, cfr. Gen. II 25 e III 7 in cui si accenna al mito di Adamo ed Eva, nudi senza vergogna finché erano innocenti e puri, costretti a coprirsi con la foglia di fico dopo la conoscenza del peccato.


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43.) Gesù disse: - Molte volte voi avete desiderato di ascoltare queste parole che io vi dico, e non avete nessun altro da cui udirle. Verranno i giorni in cui mi cercherete e non mi troverete¹.
1) Cfr. Lc. XVII 22; Jo. VII 34 (VIII 21; XIII 33).


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44.) Gesù disse: - I farisei e gli scribi hanno ricevuto le chiavi della conoscenza, ma essi le hanno nascoste: non hanno saputo entrare essi stessi, né hanno lasciato entrare quelli che lo desideravano¹. Ma voi siate astuti come i serpenti e puri come le colombe².
1) Cfr. Mt. XXIII 13 e specialmente Lc. XI 52 in cui ricorre la stessa espressione: «le chiavi della conoscenza».
2) Cfr. Mt. X 16 in cui però la sentenza, che in Tommaso è una regola di condotta per chi è nella via della gnosi (acutezza di mente e purezza di costumi), ha (in Matteo) il carattere di una massima (poco confacente agli insegnamenti di Gesù) consigliante prudenza e astuzia onde evitare condanne.


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45.) Gesù disse: - Un ceppo di vite è stato piantato fuori del Padre, e poiché esso non ha attecchito sarà strappato dalle radici e perirà¹.
1) Cfr. Mt. VII 19; XV 13 e soprattutto Jo. XV 1-6.


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46.) Gesù disse: - A chi ha verrà dato, ma a chi non ha verrà tolto anche il poco che possiede¹.
1) Cfr. Mt. XIII 12: Lc. VIII 18. Con diverso significato la sentenza è stata poi messa a conclusione della parabola delle «mine» (Mt. XXV 29; Lc. XIX 26) e con altro significato ancora è in Mc. IV 25.


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47.) Gesù disse: - Siate viandanti!¹
1) L. Moraldi traduce «Siate transeunti!».
Esortazione ad avviarsi per la via della gnosi. Per Tommaso l'uomo perfetto è il «solitario», qui sembra sia presente la condizione sociale del predicatore itinerante. La solitudine consiste soprattutto nella separazione dalla famiglia e nell'assenza di vincoli terreni, poiché l'uomo appartiene originariamente al cielo. Sperimentando ora la prigionia del corpo, la sua anima deve cercare il dialogo col cielo. È anche implicito il concetto dell'homo viator come in Hebr. XI 13b-16.



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48) I suoi discepoli gli domandarono: - Chi sei tu che ci dici queste cose? - Da ciò che vi dico non riconoscete chi sono?¹ In verità siete diventati simili ai Giudei: essi infatti o amano l'albero e ne detestano il frutto, o amano il frutto e detestano l'albero².
1) Anche in Jo. VIII 25 la medesima perplessità dei discepoli: «Chi sei tu?» Lo stesso versetto di Giovanni dà, in forma affermativa, la risposta che Tommaso esprime come interrogazione retorica: «Sono per l'appunto quello che vi sto dicendo».
2) Legata com'è alle parole precedenti, la massima non può che riferirsi all'incoerenza dei Giudei i quali, pur amando Dio (l'albero), non riconoscono che Gesù ne sia il Figlio (frutto), oppure, pur apprezzando le opere di Gesù non lo ritengono Figlio di Dio.


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49) Gesù disse: - Chiunque bestemmia contro il Padre, gli sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il Figlio, gli sarà perdonato; ma chi bestemmia contro lo Spirito non sarà mai perdonato, né sulla terra né in cielo¹.
1) Mc. III 28-29; Mt. XII 31-32; Lc. XII 10. Ma solo l'ultimo è vicino al concetto di Tommaso, a quanto pare dal versetto che precede immediatamente queste parole nel suo Vangelo: «Chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini, ecc.» (Lc. XII 9).


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50.) Gesù disse: - Non si raccoglie uva dai rovi e non si raccolgono fichi dagli spini: essi non danno frutto. L'uomo buono dal suo forziere trae fuori cose buone; l'uomo malvagio dal cattivo forziere che è nel suo cuore ne trae fuori di cattive e ne dice di cattive: poiché cose cattive egli ricava dall'abbondanza che c'è nel suo cuore¹.
1) Lc. VI 44-45 conserva in forma quasi identica questo logion di Gesù, e nello stesso ordine. Matteo lo ha spezzettato, utilizzando ciascun moncone a scopi diversi (VII 16-17; XII 35; XII 34b).


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51.) Gesù disse: - Da Adamo fino a Giovanni Battista non c'è stato nessuno, tra coloro che sono nati da donna, più grande di Giovanni Battista. Ma, affinché gli occhi non si ingannino, io ho però detto che chiunque tra di voi si fa piccolo conoscerà il Regno e diventerà più grande di Giovanni Battista¹.
1) Mt. XI 11; Lc. VII 28. Secondo alcuni (Craveri in primis) l'aggiunta di Tommaso: «affinché gli occhi non si ingannino» dovrebbe significare: «affinché non vi fermiate alle apparenze e riteniate che egli fosse il Logos atteso» (cfr. Jo. I 19-23).


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52.) Gesù disse: - È impossibile per un uomo cavalcare due cavalli e tendere due archi, ed è impossibile per un servo servire due padroni: altrimenti egli rispetterà l'uno e sarà insolente con l'altro. Nessun uomo beve vino vecchio e contemporaneamente desidera bere vino nuovo; e non si versa vino nuovo in otri vecchi, per timore che essi scoppino, né si mette vino vecchio in otri nuovi, perché essi non lo guastino. E non si cuce una toppa vecchia su di un vestito nuovo, perché si produrrebbe uno strappo¹.
1) Il paragrafo ha ancora attinenza con quanto precede: un'eco della polemica tra i mandei, seguaci di Giovanni Battista, e i seguaci di Gesù. Anche nei sinottici Mc. II 21-22; Mt. IX 16-17 e Lc. V 36-38 (39), quella che costituisce la seconda parte di questo paragrafo («vino negli otri, toppa nel vestito») riguarda tale polemica. La prima parte («servire due padroni») è stata invece spostata in Mt. VI 24 e Lc. XVI 13 a commentare l'impossibilità di seguire Dio e Mammona.


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centro anti-blasfemia
CAPO DI 3° CLASSE
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IL CRISTO STORICO Empty Re: IL CRISTO STORICO

Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 9:51 pm

Testo
Vangelo copto di Tommaso ultima parte

53.) Gesù disse: - Se due sono in pace tra di loro in una stessa casa, essi potranno dire a una montagna: «Spostati!», ed essa si sposterà¹.
1) Anche Mt. XVIII 19 dichiara la presenza della Chiesa dove «due sono d'accordo». L'espressione è invece utilizzata ad altri fini da Mc. III 25; Mt. XII 25 e Lc. XI 17. Quanto alla seconda parte del paragrafo («la fede che dà la forza di spostare montagne») cfr. Mt. XVII 20 e XXI 21; Mc. XI 23; Lc. XVII 6.


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54.) Gesù disse: - Beati voi, solitari ed eletti, perché troverete il Regno! Infatti da esso voi siete usciti e in esso tornerete di nuovo¹.
1) Il paragrafo ripete i concetti esposti anche in altri punti di questo Vangelo: della perfezione («gli eletti») della solitudine e del ritorno all'anima, caduta nella materia, al mondo iperuranio. (Cfr. Jo. XIV 23).


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55.) Gesù disse: - Se vi domandano: «Di dove siete venuti?», rispondete: «Siamo venuti dalla Luce, dove la luce si è originata da se stessa. Essa è sorta e si è manifestata nella nostra immagine»¹. Se vi domandano: «Che cosa siete voi?», rispondete: «Noi siamo i figli e gli eletti del Padre Vivente»². Se vi domandano: «Quale segno del vostro Padre è in voi?», rispondete loro: «È un movimento e una quiete»³.
1) Tutte le religioni uraniche, come il cristianesimo, identificano nel cielo luminoso il loro Dio. Secondo gli gnostici, nell'atto di manifestarsi, per emanazione, Dio (dimora della luce) diventa Luce (=illuminazione): Luce nata dalla Luce, Lumen de Lumine (cfr. 1Jo. I 5). Che poi le anime abbiano origine da questa Luce e in essa debbano tornare rientra nella dottrina neoplatonica delle emanazioni. Allo stato iniziale (prima di entrare nella materia) e allo stato finale (al loro ritorno nell'iperuranio) le anime sono pure «immagini» o «idee».
2) Cfr. Rom. IX 26 (=Os. I 10). Invece in Lc. XVI 8; Jo. XII 36; Eph. V 8; 1Tess V 5 si parla di «figli della Luce». Inoltre in Jo. XVII 14, 16 è detto degli apostoli («i perfetti»): «essi non sono di questo mondo».
3) Al concetto dell'Empireo come quiete e immobilità assoluta, segno di perfezione aliena da ogni perturbamento, si associa l'idea di Dio (che in esso ha sede e con esso si identifica) come Primo Motore. Le anime portano in sé, in quanto esistono, il segno di questo moto che le ha create e della quiete perfetta a cui aspirano di tornare. Sul concetto di «riposo in Dio» si veda Hebr. IV 1-11, che però deriva da Ps. XV 8-11.


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56.) I discepoli gli dissero: - Quando verrà il riposo per coloro che sono morti, e quando verrà il nuovo mondo? - Ed egli disse loro: - Ciò che voi attendete è già venuto, ma voi non lo riconoscete¹.
1) La prima parte del paragrafo si ricollega a quanto precede. Per la seconda cfr. Jo. V 25-29, 43a e, per la somiglianza dei vocaboli, anche Mt. XVII 11-12.


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57.) I discepoli gli dissero: - Ventiquattro profeti hanno parlato in Israele, ed essi tutti hanno parlato di te. Ed egli disse: - Voi avete dimenticato Colui che è vivo davanti a voi e avete parlato di morti!¹.
1) Cfr Jo. I 45; V 39-40.


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58.) I discepoli gli dissero: - Può essere utile o no la circoncisione? - Ed egli disse loro: - Se fosse utile, il loro Padre li avrebbe generati circoncisi già dalla madre. Ma la sola circoncisione in ispirito è veramente utile¹.
1) Cfr. Rom II 25-29; 1Cor. VII 10; Gal. V 6; Col. II 11.


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59.) Gesù disse: - Beati i poveri, perché vostro è il Regno dei Cieli!¹.
1) L'identità di questa beatitudine con quella di Lc. VI 20 conferma che tale doveva essere la formula originaria, e quella di Mt. V 3 «Beati i poveri di spirito» è un'alterazione posteriore, per cancellare ogni traccia di ebionismo.


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60.) Gesù disse: - Colui che non odierà il padre e la madre non potrà divenire mio discepolo, e i suoi fratelli e le sue sorelle, e (non) prenderà la sua croce come me, non sarà degno di me¹.
1) Cfr. Mt. X 37-38; Lc. XIV 26-27 e anche Mc. VIII 34; Mt. XVI 24; Lc. IX 23.


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61.) Gesù disse: - Colui che ha conosciuto il mondo ha trovato un cadavere, e chi ha trovato un cadavere, il mondo non è degno di lui¹.
1) L'anima umana è imprigionata nel corpo come in una tomba, da quando è scesa nella materia («ha conosciuto il mondo»), ma essendo spirituale non è degna di continuare a rimanere in essa. Cfr. Rom. VI 3-6 e VIII 5-11.


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62.) Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile a un uomo che getta il buon seme. Di notte è venuto il suo nemico e ha seminato zizzania in mezzo al buon seme. Ma l'uomo non ha loro permesso di strappare la zizzania. Ha detto loro: «Per timore che voi strappiate la zizzania e strappiate insieme anche il frumento». Poiché nel giorno della mietitura la zizzania sarà riconoscibile e si strappa e si brucia sul fuoco¹.
1) Cfr. Mt. XIII 24-30


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63.) Gesù disse: - Beato l'uomo che ha sofferto: egli ha trovato la vita!¹
1) Questa beatitudine non si trova tra quelle dei sinottici; ma l'idea che la sofferenza sia una forma di purificazione è frequente nel cristianesimo.


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64.) Gesù disse: - Volgete lo sguardo al Vivente, finché siete vivi, affinché non moriate e cerchiate di vederlo e non possiate vederlo!¹
1) Il «Vivente» è Gesù (cfr. l'Incipit) in quanto, come eone spirituale, non è «cadavere» nella materia. Anche il «vivi» riferito ai discepoli va preso in senso simbolico: essi sono già sulla via della perfezione e del distacco dalla materia, ma potrebbero ricadervi, se obliassero gli insegnamenti di Gesù.


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65.) Un samaritano portava un agnello, andando in Giudea. Egli disse ai suoi discepoli: - Perché costui fa cosi riguardo all'agnello? - Essi gli dissero: - Perché egli lo ucciderà e lo mangerà. Ma egli disse loro: - Non lo mangerà finché è vivo, ma se lo avrà ucciso ed esso sarà divenuto cadavere. Essi dissero: - In nessun altro modo potrà farlo! - Ed egli disse loro: - Anche voi cercate dunque un posto per voi stessi nella Quiete, affinché non diventiate cadaveri e non siate mangiati¹.
1) La conclusione del paragrafo ci indica che esso va collegato al precedente: un'esortazione del Vivente perché i discepoli aspirino a Dio (la «Quiete») e non si lascino di nuovo seppellire nella materia. Di conseguenza la parabola del Samaritano e dell'agnello va intesa in questo senso: il Samaritano rappresenta la potenza del male, l'eone decaduto, il Principe di questo mondo (cfr. Jo. VIII 48) che non può far male a chi è «vivo» (l'agnello), lo divora invece se si impadronisce di lui, rendendolo cadavere. Sul simbolismo dell'agnello come discepolo di Gesù le testimonianze sono numerose: cfr. Mt. X 16 e Lc. X 3 («come agnelli tra i lupi»); Mt. XVIII 12-14 e Lc. XV 4-7 («la pecorella smarrita»), ecc.


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66.) Gesù disse: - Due riposeranno sopra un letto: uno morirà, l'altro vivrà¹.
1) Lc. XVII 34 e per analogia di concetto Mt. XXIV 40-41.


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67.) Disse Salomè: - Chi se tu, uomo, e di chi sei (figlio)?, tu che hai preso posto nel mio giaciglio e mangi alla mia tavola?¹ Gesù le disse: - Io sono Colui che viene da Colui che mi è uguale: quello che mi è dato (è) delle cose di mio Padre². - Io sono tua discepola!³ - Per questo io dico: chi si troverà Uno sarà inondato di luce, chi sarà diviso verrà avvolto nelle tenebre4.
1) Che sia una donna a interrogare Gesù non è una novità nel Vangelo di Tommaso (cfr. § 24). Una Salomè al seguito di Gesù è ricordata in Mc. XV 40 e XVI 1: forse la stessa che Mt. XX 20 sgg. e XXVII 56 indicano come madre dei fratelli Zebedei. Molto più di frequente Salomè, discepola di Gesù, è nominata negli apocrifi (Vangelo degli Egiziani, Pistis Sophia, Vangelo di Mani). Epifanio, Haer. 78, 8 e Ancor. 60, chiama con questo nome una delle sorelle di Gesù. Qui l'argomento del paragrafo è, come ai §§. 27, 28, 35 e 113, l'invito all'unità, e specialmente, come al § 53, la dichiarazione della forza che dà la fede, «se due sono in pace tra di loro», condizione qui simboleggiata dal «dormire nello stesso giaciglio e mangiare alla stessa tavola».
2) Cfr. Mt. XI 27; Lc. X 22; Jo. III 34-35; V 19-20; VI 38-39; VIII 28-29; XII 49; XV 24; XVII 7 e in particolare, per il loro concetto di identità fra Dio e Gesù, Jo. X 30 e XIV 10.
3) Ricorda la professione di fede di Maria di Bethania in Jo. XI 27.
4) Cfr. §§. 27 e 29.


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68.) Gesù disse: - Io rivelo i miei misteri a coloro che sono degni dei miei misteri1. Quello che fa la tua destra, lo ignori la tua sinistra².
1) Cfr. 1Cor. II 6-8; 2Cor. XII 4b; Col. I 26.
2) Cfr. Mt. VI 3. Ma qui non è un'esortazione a fare l'elemosina «in segreto», bensí a mantenere il segreto dei misteri rivelati.


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69.) Gesù disse: - C'era un uomo ricco che aveva molti averi. Egli disse: «Userò dei miei averi per seminare e mietere e piantare alberi e riempire i granai di raccolto, affinché io non manchi di nulla». Queste cose egli pensava in cuor suo. Ma quella notte egli morí¹. Chi ha orecchi per intendere intenda!²
1) Lc. XII 16-21
2) Cfr. sopra, la nota 2 del § 8


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70.) Gesù disse: - Un uomo aveva degli ospiti, e quando ebbe preparato il banchetto mandò il suo servo a chiamare gli ospiti. Questi andò dal primo e gli disse: «Il mio padrone ti invita». Gli fu risposto: «Ho delle riscossioni da fare da alcuni mercanti; essi verranno da me questa sera ed io dovrò dar loro delle ordinazioni. Prego di essere scusato per il banchetto». Andò da un altro e gli disse: «Il mio padrone ti ha invitato». Gli rispose: «Ho comperato una casa e ho bisogno di una giornata. Non avrò tempo». Andò da un altro e gli disse: «Il mio padrone ti invita». Gli rispose: «Un mio amico si sposa e io devo preparare il convito. Non mi sarà possibile venire. Prego di essere scusato per il banchetto». Andò da un altro e gli disse: «Il mio padrone ti invita». Gli rispose: «Ho comprato un terreno e devo andare a riscuotere la rendita. Non potrò venire. Prego di essere scusato». Il servo tornò e disse al padrone: « Coloro che hai invitato al banchetto si sono scusati». Il padrone disse al servo: «Va' fuori per le strade e conduci qui quelli che troverai, affinché pranzino». I compratori e i mercanti non entreranno nel Luogo di mio Padre!¹
1) Variante della parabola «del banchetto», di Lc. XIV 16-24 e Mt. XXII 2-10.


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71.) Egli disse: - Un uomo valente possedeva una vigna. Costui l'affidò ad alcuni contadini perché la lavorassero ed egli ne ricevesse il frutto. Mandò il suo servo affinché i contadini gli consegnassero il raccolto della vigna. Ma esse afferrarono il servo, lo percossero, e per poco non lo uccisero. Il servo tornò e riferí la cosa al padrone. Egli disse: «Forse non lo hanno riconosciuto». Mandò un altro servo, ma i contadini percossero anche quello. Allora il padrone mandò suo figlio, dicendo: «Senza dubbio rispetteranno mio figlio!» Ma appena quei contadini conobbero che egli era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero¹. Chi ha orecchi per intendere intenda!²
1) I simboli della parabola «dei vignaioli» sono come in Mc. XII 1-8; Mt. XXI 33-41; Lc. XX 9-16: Dio (il padrone), i profeti (i servi), Gesù (il figlio), i Giudei (i vignaioli). Ma qui manca la conclusione che è nei sinottici: la vendetta di Dio.
2) Cfr. sopra, la nota 2 del § 8


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72.) Gesù disse: - Mostrami la pietra che i costruttori hanno scartata: essa è la pietra angolare!¹
1) La citazione biblica (Ps. CXVIII 22) anche nei sinottici segue immediatamente la parabola dei vignaioli ribelli.


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73.) Gesù disse: - Colui che conosce tutto, ma ignora se stesso, è privo di ogni cosa¹.
1) È da confrontare con Mc. VIII 36; Mt. XVI 26, e Lc. IX 25: «Che giova all'uomo, se dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde l'anima sua?» Ma qui c'è la concezione gnostica della conoscenza di se stessi come primo grado della perfezione (cfr. § 3)


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74.) Gesù disse: - Beati voi quando siete odiati e perseguitati, perché non si troverà il Luogo dove perseguitarvi!¹
1) Cfr. Mt. V 11-12; Lc. VI 22-23. Qui non si notano allusioni alle persecuzioni politiche del cristianesimo, e pare più convincente la ragione della beatitudine: non un compenso per le sofferenze (e la consolazione che anche altri sono stati perseguitati), ma l'assunzione presso Dio («il Luogo») tramite la sofferenza stessa, come mezzo di purificazione (cfr. § 63), dove i persecutori non potranno giungere.


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75.) Gesù disse: - Beati coloro che sono stati perseguitati in cuor loro! Essi sono quelli che hanno veramente conosciuto il Padre¹.
1) L'espressione: «in cuor loro» distingue questi perseguitati dai precedenti: coloro che si tormentano da se stessi «per amore di giustizia» come in Mt. V 10.


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76.) - Beati coloro che sono affamati, perché il loro ventre sarà saziato a volontà!¹
1) Mt. V 6; Lc. VI 21. Anche qui, come al § 59, sembra originale questa formula, identica a quella lucana, e non quella di Matteo.


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77.) Gesù disse: - Quando voi dovrete mostrare quello che possedete dentro di voi, ciò che avete vi salverà; ma se non lo possedete dentro di voi, ciò che non avete vi perderà¹.
1) Se i discepoli potranno dimostrare di aver raggiunto la gnosi, essi saranno «perfetti», in caso contrario (il caso di una fede esteriore, fatta solo di parole), perderanno la salvezza.


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78.) Gesù disse: - Io distruggerò questo Tempio e nessuno potrà ricostruirlo di nuovo!¹
1) Il versetto di Tommaso conferma che anche in Mc. XIV 58 (XII 2); Mt. XXVI 61 (XXIV 2); Atti VI 14 si allude al proposito di Gesù di abolire il culto ebraico (identificato nel Tempio) e che è un'illazione inaccettabile quella di Jo. II 21 (19) che Gesù alludesse «al proprio corpo».


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79.) Un uomo gli disse: - Parla ai miei fratelli, affinché dividano con me i beni di mio padre! - Egli rispose: - O uomo, chi ha fatto di me uno che divide? - E rivoltosi ai suoi discepoli, disse loro: - Io non sono uno che divide, no certamente!¹
1) Cfr. Lc. XII 13-14. Può darsi che lo spunto sia stato realmente, come in Luca, l'ingenua speranza di un contadino che Gesù, il quale parla di giustizia per i poveri e inveisce contro i ricchi, possa riparare il torto che egli patisce. Ma mentre in Luca l'episodio serve di spunto per affermare la vanità dei beni terreni, qui in Tommaso se ne dà un'interpretazione gnostica: esigenza di superare ogni divisione e tendere all'unità.


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80.) Gesù disse: - La messe è grande davvero, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Signore perché mandi operai nella messe¹.
1) Mt. IX 37-38; Lc. X 2.


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81.) Egli disse: - Signore, molti sono intorno al pozzo, ma nessuno è dentro il pozzo¹.
1) Non è chiaro se questa sentenza abbia un significato analogo a quello del paragrafo precedente (molto il lavoro da fare dentro il pozzo, ma pochi che si prestano) o a quello che segue (molti i chiamati, pochi gli eletti). Origene, Contra Cels. VIII 16, lo cita, attribuendolo agli gnostici ofiti, ma senza darne commento.


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82.) Gesù disse: - Molti si soffermano fuori della porta, ma soltanto i solitari entreranno nella camera nuziale¹.
1) Richiama Mt. XXII 14, che è appunto in appendice alla parabola del «banchetto nuziale», e anche Mt. XXV 10. (Per un più complesso sviluppo del concetto di "camera nuziale", cfr. il Vangelo di Filippo, §§ 61, 66-68, 73, 80, 82 ecc.).


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83.) Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile ad un uomo, un negoziante, che possedeva della merce e ha trovato una perla. Questo negoziante era saggio: ha venduto la merce e ha comprato quell'unica perla¹. Anche voi cercate quel tesoro che non perisce, ma che resta, a cui la tigna non si accosta, per divorarlo, e che il verme non intacca².
1) Cfr. Mt. XIII 45-46, in cui la parabola è inserita tra quella del «tesoro nascosto in un campo» (che Tommaso riporterà più avanti) e quella della «rete» (che Tommaso ha già riportato al § Cool.
2) Mt. VI 19-20; Lc. XII 33.


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84.) Gesù disse: - Io sono la Luce: quella che sta sopra ogni cosa; io sono il Tutto: il Tutto è uscito da me e il Tutto è ritornato in me¹. Fendi il legno, e io sono là; solleva la pietra e là mi troverai².
1) Cfr. Col. I 19; II 9. Mantenendo il confronto di Dio con la Luce, Dio è la sorgente di luminosità che irradia in ogni direzione, senza che si esaurisca la sua infinita pienezza.
2) Affermazione dell'onnipresenza di Dio, non in senso panteistico, ma in armonia con quanto detto prima: ogni apparenza fenomenica è riflesso della sua luce.


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85.) Gesù disse: - Perché siete usciti nel deserto? Pere vedere una canna agitata dal vento? Per vedere un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, sono i vostri re e i vostri principi che si avvolgono in morbide vesti; ma essi non conosceranno la Verità¹.
1) Cfr. Mt. XI 7-8 e Lc. VII 24-25, a cui segue l'elogio di Giovanni Battista, già riportato al p. 51.


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86.) Una donna si rivolse a lui dalla folla: - Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha nutrito! - Egli rispose: - Beati coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e l'hanno osservata in verità!¹ Verranno infatti giorni in cui direte: "Beato il ventre che non ha generato ed il seno che non ha allattato!"²
1) Lc. XI 27-28.
2) Lc. XXIII 29 (Mc. XIII 17; Mt. XXIV 19; Lc. XXI 23). Ma qui si allude alla perfezione del Regno, quando non vi saranno più problemi di sesso e di procreazione (cfr. nota 2 del § 27)


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87.) Gesù disse: - Colui che ha conosciuto il mondo ha trovato un corpo, e chi ha trovato un corpo, il mondo non è degno di lui¹.
1) Cfr. § 61


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88.) Gesù disse: - Colui che è diventato ricco, regni, e colui che ha il potere, vi rinunci!¹
1) Si nota una contrapposizione tra la "ricchezza" come acquisizione della gnosi, che permette di giungere al dominio ("regno") sulla materia (confronta § 2) e il "potere" terreno, la "sapienza secondo la carne", come la chiama Paolo (1Cor. I 26), a cui occorre rinunciare.


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89.) Gesù disse: - Colui che è vicino a me è vicino al Fuoco, e colui che è lontano da me è lontano dal Regno¹.
1) Il vocabolo "Fuoco" è sinonimo di "Luce" (cfr. nota 3 §29). D'altra parte il paragone di Dio con il fuoco era già familiare all'ebraismo: cfr. Ex. III 2; XIX 18; Deut. IX 3; Ez. I 27-28, ecc.


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90.) Gesù disse: - Le immagini si mostrano all'uomo, ma la luce che è dentro di esse è celata nell'immagine della Luce del Padre: egli si manifesterà e la sua immagine sarà circonfusa di luce¹.
1) Non è altro che la dottrina platonica della realtà fenomenica come copia delle idee o "immagini" la cui vera essenza è in Dio (cfr. nota 3 §27). La luce che rivela tali immagini, permettendo che siano vedute dall'uomo, ha la sua sorgente in Dio, e quando si giungerà alla presenza di Dio non si scorgeranno più quelle singole apparenze, ma un'unica Luce abbagliante, che tutte le compendia. Cfr. Hebr. XI 3.


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91.) Gesù disse: - Quando vedete le vostre immagini, voi gioite; ma quando vedrete le vostre immagini che sono entrate nell'esistenza prima di voi, e né muoiono né si manifestano, quale meraviglia dovrete sostenere!¹
1) È un corollario del paragrafo precedente. Cfr. 1Cor. XIII 12.


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92.) Gesù disse: - Adamo è stato generato da una grande Potenza e da una grande Ricchezza, ma non è divenuto degno di voi. Infatti, se egli fosse stato degno, non sarebbe morto¹.
1) La concezione gnostica dell'uomo concorda in gran parte con quella biblica: Adamo (in ebraico adam significa uomo), emanazione del Pensiero di Dio, è caduto nella materia (mito biblico della caccia dall'Eden) ed è divenuto soggetto alla morte fisica. Ma l'antropologia gnostica è anche più complessa: l'Adamo diretta ipostasi di Dio è l'Adamo celeste o astrale, che è perciò il "modello" o "l'immagine" - per usare il linguaggio di Tommaso - dell'Adamo terrestre, cioè dei singoli individui umani: esso si realizzerà quando gli esseri umani parziali, soggetti ora alla corruzione, saranno riuniti in un'unica "immagine" spirituale. La concezione gnostica dei due Adami è accolta anche da Paolo, Rom. V 12-21; 1Cor. XV 45-49, solo che egli, ponendosi dal punto di vista della manifestazione storica, chiama "primo Adamo" l'Adamo terrestre e "secondo Adamo" quello astrale, che egli identifica in Gesù Cristo.


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93.) Gesù disse: - Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli hanno i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha posto dove reclinare il capo e riposare!¹
1) Mt. VIII 20; Lc. IX 58.


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94.) Gesù disse: - Infelice il corpo che è soggetto ad un corpo, e infelice l'anima che è soggetta a tutti e due!¹
1) Doresse accosta questo loghion a Mt. VIII 21 e Lc. IX 59, che infatti seguono immediatamente, come qui, il versetto sopra riportato, e quindi intende: il vivo (primo corpo) che si preoccupa di seppellire un morto (secondo corpo) è anch'egli un morto.
Secondo Craveri, invece, è da vedere un concetto simile a quello del § 119: infelice è l'uomo fisico (primo corpo) schiavo della materia (secondo corpo) e infelice l'anima imprigionata nel corpo e nella materia e impedita di uscirne dalla debolezza e peccaminosità di essi.


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95.) Gesù disse: - Gli angeli e i profeti vengono da voi e vi danno ciò che vi spetta. Anche voi offrite loro quello che avete nelle vostre mani, e chiedetevi: "Quando verranno a prendere quello che è loro?"¹
1) Cfr. Mt. XVI 27: "Il Figlio dell'uomo verrà coi suoi angeli e renderà a ciascuno secondo l'opera sua".


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96.) Gesù disse: - Perché lavate l'esterno della tazza? Non pensate che Colui che ha fatto l'interno è anche Colui che ha fatto l'esterno?¹
1) Cfr. Mt. XXIII 25-26 e Lc. XI 39-40. Ma qui la sentenza è un ammonimento a trascurare le apparenze esteriori per preoccuparsi della salvezza spirituale.


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97.) Gesù disse: - Venite a me, perché leggero è il mio giogo e dolce la mia autorità, e troverete la Quiete per voi stessi!¹
1) Concetto analogo in Mt. XI 28-30.


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98.) Essi gli dissero: - Dicci chi sei tu, affinché noi possiamo credere in te¹. Egli rispose loro: - Voi scrutate il cielo e la terra, ma colui che vi sta davanti non lo conoscete e non siete capaci di scrutare questo segno².
1) Jo. VI 30.
2) La stessa risposta, più circostanziata, in Mt. XVI 3 e Lc. XII 56 a coloro che chiedono a Gesù un "segno" che provi la verità delle sue affermazioni.


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99.) Gesù disse: - Cercate e troverete!¹ Ma le cose su cui mi avete interrogato in questi giorni, e che io non vi ho ancora dette, ve le voglio dire adesso, affinché non me le chiediate più².
1) Cfr. nota 1 § 2
2) Per un concetto affine, cfr. § 43.


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100.) - Non date ciò che è sacro ai cani, perché essi non lo trascinino sul letamaio, e non gettate le perle ai porci, perché essi non le facciano [...]¹.
1) Una sentenza simile è in Mt. VII 6, ma isolata, senza comprensibile riferimento né a ciò che precede né a ciò che segue. Qui, invece, è legata al paragrafo che precede e vuol essere un'esortazione a non rivelare i misteri dell'iniziazione a coloro che ancora non ne sono degni. Cfr. §§ 68 e 46.


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101.) Gesù disse: - Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto¹.
1) Cfr. Mt. VII 7-8; Lc. XI 9-10.


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102.) Se avete denaro non datelo ad usura, ma a colui dal quale non lo riavrete più¹.
1) Un suggerimento alla carità e alla generosità disinteressata, come in Mt. V 42 e Lc. VI 30, 34.


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103.) Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile a una donna che ha messo un po' di lievito in tre misure di farina e ne ha fatti dei grossi pani¹. Chi ha orecchi, intenda!²
1) Mt. XIII 33; Lc. XIII 20-21.
2) Cfr. nota 2 del § 8.


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104.) Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile a una donna che portava un vaso pieno di farina, camminando per una lunga strada, e il manico del vaso si è rotto, la farina si è versata dietro di lei, lungo la strada. Essa non se n'è accorta e non vi ha posto rimedio. Giunta a casa ha posato il vaso e l'ha trovato vuoto¹.
1) La parabola, che manca nei sinottici, forse vuol alludere alla Potenza estensiva del Regno (si diffonde insensibilmente come la farina perduta lungo la via dalla donna), mentre quella precedente ne indicava la potenza intensiva (un pizzico di lievito che fa crescere la farina).


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105.) Gesù disse: - Il Regno del Padre è simile ad un uomo che vuole uccidere un personaggio potente. Nella sua casa egli ha sguainato la spada e l'ha conficcata nel muro, per controllare quanto sapeva compiere la sua mano. Poi ha ucciso il potente¹.
1) L'esempio scelto non è molto felice, ma la parabola vuol essere un ammonimento a tenersi pronti, anzi a prepararsi con la pratica della virtù, all'avvento del Regno.


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106.) I discepoli gli dissero: - I tuoi fratelli e tua madre sono lì fuori. Egli disse loro: - Coloro che sono qui, e che fanno la volontà di mio Padre, essi sono miei fratelli e mia madre¹: sono essi che entreranno nel Regno di mio Padre.
1) Mc. III 32-35; Mt. XII 47-50; Lc. VIII 20-21.


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107.) Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero: - Gli uomini di Cesare ci chiedono le tasse. Egli disse loro: - Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio, e date a me ciò che è mio¹.
1) Cfr. Mc. XII 14-17; Mt. XXII 16-22; XX 21-25.


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108.) - Chi non odia, come me, suo padre e sua madre, non potrà essere mio discepolo; e chi non ama, come me, suo Padre e sua Madre non potrà essere mio discepolo. Infatti mia madre [...] ma una vera Madre mi ha dato alla vita¹.
1) Solo la prima proposizione ("Chi non odia, ecc.") ha riscontro in Mt. X 37; Lc. XIV 26 (Mc. X 29; Mt. XIX 29; Lc. XVIII 29) e, qui in Tommaso, già al § 60. Per il resto, sembra occorra fare una distinzione (che Craveri mette in evidenza mediante l'uso delle maiuscole e delle minuscole) fra "padre" e "madre" secondo la carne e "Padre" e "Madre" spirituali. Bisogna infatti tener presente che, secondo lo gnosticismo, le ipostasi di Dio (cfr. nota 2 § 27) sono a coppie (maschio e femmina, padre e madre): l'amore per questi "genitori" comporta naturalmente non-amore per i genitori terreni.


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109.) Gesù disse: - Guai ai farisei! Perché essi sono simili a un cane sdraiato nella mangiatoia dei buoi, il quale né mangia lui né lascia mangiare i buoi¹.
1) Cfr. § 44 e nota 1 § 44.


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110.) Gesù disse: - Beato l'uomo che sa da quale parte i ladri hanno intenzione di entrare: perché così egli può levarsi e radunare la sua [...] e cingersi i fianchi prima che essi vengano¹.
1) Cfr. § 25.


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111.) Essi dissero: - Orsù! Oggi preghiamo e facciamo digiuno! - Gesù disse: - Qual'è dunque il peccato che io ho commesso e in che cosa ho mancato? Ma quando lo sposo esce dalla camera nuziale, allora si deve digiunare e pregare!¹
1) Cfr. §§ 6 e 15; Mt. IX 15; Lc. V 34-35.


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112.) Gesù disse: - Chi riconosce il padre e la madre verrà chiamato figlio di meretrice¹.
1) Ribadisce, brutalmente, il giudizio negativo, già pronunciato al § 108, su chi, troppo legato ad affetti terreni, è lontano dalla salvezza.


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113.) Gesù disse: - Quando di due farete uno solo, diventerete figli dell'Uomo, e se direte: "Montagna spostati!", quella si sposterà¹.
1) Cfr. § 53 e nota 1 § 35


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114.) Gesù disse: - Il Regno è simile ad un pastore che aveva cento pecore. Una di esse, la più grande, si è smarrita. Egli ha lasciato le novantanove e ha cercato quella sola, finché l'ha trovata. Essendosi stancato, ha detto alla pecora: "Io ti amo più delle novantanove!"¹
1) Mt. XVIII 12-13 e Lc. XV 3-6. Ireneo, Contra haer. I 16, 2 e II 24, 6 dice che la pecora smarrita rappresenta "l'eone errante", trovato il quale si passa dalla sinistra imperfetta alla destra perfetta. Infatti era usanza antica contare i numeri fino a 99 con le dita della mano sinistra e quindi servirsi della destra, a partire dal 100, numero perfetto (cfr. Vangelo della Verità § 23).


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115.) Gesù disse: - Colui che berrà dalla mia bocca diventerà come me, nello stesso modo che io diventerò come lui, e le cose nascoste gli saranno rivelate¹.
1) Qui è prospettata la conclusione dell'ascesi gnostica: quando il discepolo avrà attinto la perfezione, egli e l'eone spirituale Gesù saranno una cosa sola, cioè avranno raggiunto l'Unità in Dio e non esisteranno più segreti da scoprire.


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116.) Gesù disse: - Il Regno è simile a un uomo che aveva nel campo un tesoro e non lo sapeva. Quando è morto l'ha lasciato al figlio. E il figlio non sapeva, e avuto il campo, l'ha venduto. E colui che lo ha comprato è uscito ad ararlo e ha trovato il tesoro, e ha cominciato a dar denaro in prestito a chi lo voleva¹.
1) Cfr. Mt. XIII 44.


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117.) Gesù disse: - Chi ha conosciuto il mondo ed è diventato ricco, rinunci al mondo!¹
1) Riprende ed unifica ciò che aveva detto ai §§ 61, 87, 88.


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118.) Gesù disse: - I cieli si accartocceranno¹ e la terra sarà spalancata davanti a voi, ma colui che vive nel Vivente non vedrà la morte². Infatti Gesù ha detto: "Chi trova se stesso, il mondo non è degno di lui"³.
1) Cfr. Is. XXXIV 4; Ap. VI 14; Hebr. I 12; Mc. XIII 25; Mt. XXIV 29; Lc. XXI 26.
2) Cfr. § 11 e note 1, 2 del § 11.
3) Il loghion è curiosamente inserito nel discorso diretto di Gesù, pur introdotto dalla solita formula del compilatore "Gesù ha detto". Ma di una svista del genere non sono immuni nemmeno i sinottici: si veda il "chi legge faccia attenzione" di Mt. XXIV 15 introdotto proprio nel discorso escatologico di Gesù, in cui vi sono concetti affini a quelli di questo paragrafo e del § 120. La coincidenza non può essere casuale, ma denuncia una fonte comune per Matteo e per Tommaso. Quanto al contenuto del logion cfr. i §§ 1, 3 (ala fine), 61, 87-88.


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119.) Gesù disse: - Guai alla carne che è soggetta all'anima e guai all'anima che è soggetta alla carne¹.
1) Cfr. § 94.


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120.) I suoi discepoli gli dissero: - Quando verrà il Regno? - Verrà quando non lo si aspetta. E non si dirà: "Eccolo, è qui!" o "Eccolo, è là!"¹. Ma il Regno del Padre è sparso sopra la terra e gli uomini non lo vedono².
1) Mc. XIII 21; Mt. XXIV 23; Lc. XVII 23.
2) Cfr. § 3


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121.) Simone Pietro disse loro: - Maria si allontani di mezzo a noi, perché le donne non sono degne della Vita! - Gesù disse: - Ecco, io la trarrò a me in modo da fare anche di lei un maschio, affinché anch'essa possa diventare uno spirito vivo simile a voi maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli¹.
1) Nel § 27, Tommaso ha già indicato la "perfezione" nell'annullamento dei contrari (alto e basso, esterno e interno, maschile e femminile), che costituiscono l'aspetto fenomenico della creazione, e nel loro assorbimento in un'"immagine" astratta. Qui dà un ulteriore sviluppo della dottrina, con riguardo all'opposizione dei sessi tra uomo e donna. L'Anthropos celeste, modello dell'umanità, è maschile, a somiglianza dell'Uno da cui emana, quindi il ritorno in esso comporta l'annullamento della femminilità. Questa concezione androgina, che risale al mito platonico dell'anima divenuta femminile per desiderio passionale, cadendo nella materia, non è nemmeno distante dal mito biblico della creazione di Eva dalla costola di Adamo e della sua responsabilità della caduta di Adamo nel peccato.


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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 9:53 pm

FONTI CRISTIANE

Documenti estranei ai Nuovo Testamento

§ 94. Di Gesù trattano molti scritti cristiani composti nei primi secoli, ma che non fanno parte del Nuovo Testamento: essi talvolta si presentano sotto forme analoghe a quelle del Nuovo Testamento, come Vangeli, Atti, Lettere, Apocalissi, costituendo i cosiddetti libri Apocrifi, talvolta sotto forma di scritti ecclesiastici, come Costitu­zioni, Canoni, ecc., costituendo i cosiddetti libri Pseudo-epigrafi; tal­volta, infine, consistono in piccoli detti o fatti attribuiti a Gesù i quali, senza aver riscontro nel Nuovo Testamento, si ritrovano in maniera staccata o in opere di antichi Padri, o in codici particolari del Nuovo Testamento, oppure in frammenti di papiri antichi re­centemente scoperti, e tali minime particelle sono designate con nomi di Agrafa o di Logia. Gli studiosi recenti si sono molto occupati di queste diverse serie di scritti, ai quali invece nel secolo passato si prestava scarsa atten­zione; ma queste nuove indagini, se hanno indubbiamente contri­buito a far conoscere sempre meglio i vari ceti cristiani che pro­dussero quegli scritti, hanno messo in luce sempre più chiara la deficienza d'autorità storica ch'è alla base degli scritti apocrifi, e per contrapposto la sodezza su cui poggiano quelli del Nuovo Testamento. Fra le due categorie di scritti, in realtà, c'e un abisso, come già ai suoi tempi giudicò il Renan; il quale, istituendo un con­fronto fra esse sotto l'aspetto puramente storico, trovava che i van­geli apocrifi sono volgari e puerili amplificazioni fatte sulla trama dei vangeli canonici, senza aggiungervi alcunché di serio. Né a questo antico giudizio hanno apportato alcuna modificazione so­stanziale gli studi recenti.

§ 95. In generale i vangeli apocrifi devono la loro origine al de­siderio o di presentare alcune particolari dottrine come giustificate dalla vita e dall'insegnamento di Gesù stesso, oppure di accrescere con altri particolari biografici le notizie che i vangeli canonici co­municano su Gesù, e che alle plebi cristiane sembravano troppo parsimoniose; nel primo caso si hanno gli scritti d'origine eretica o almeno tendenziosa, che sono i più numerosi: nel secondo i rac­conti di carattere popolare, amanti del meraviglioso. I due casi spesso si fondono insieme, senza che oggi si possano separare con certezza. Occasione a coteste fantastiche costruzioni era fornita sia dalle ammonizioni di uno degli stessi vangeli canonici, il quale avverte che molti altri fatti di Gesù non sono contenuti in esso (Gio­vanni, 20, 30) e che a contenerli sarebbero necessari infiniti altri libri (ivi, 21, 25), sia anche dall'aver osservato che S. Paolo in un suo discorso riporta un aforisma di Gesù non contenuto in nessuno dei vangeli canonici (Atti, 20, 35). Questo ampio ricamo immaginativo cominciò ben presto, già nel secolo II, per accrescersi sempre più in seguito e prolungarsi fino al Medioevo; ma a noi ne è pervenuta solo una minor parte, della quale spesso è difficile definire, oltreché la tendenza dottrinale, an­che il tempo preciso. Essendo pertanto inutile scendere a molti par­ticolari, ci limiteremo a brevi cenni sulle più antiche di queste composizioni.

§ 96. Di un Vangelo secondo gli Ebrei parlano vari scrittori anti­chi, che ce ne hanno pure trasmesse alcune poche citazioni ma per questa scarsezza e per confusioni sorte più tardi è difficile farsi un concetto approssimativo dello scritto. Certamente era redatto in aramaico, e doveva circolare già nel secolo I. Pare che avesse stretta affinità col vangelo canonico di Matteo, se pure non era in sostanza questo stesso vangelo rimanipolato in varie maniere, con accorciamenti e con aggiunte di provenienza incerta. Una di que­ste aggiunte, ad esempio, diceva che Gesù era stato trasportato, sospeso per uno dei suoi capelli, al monte Tabor per opera di sua madre, che sarebbe stato lo Spirito santo: in aramaico, infatti, “spirito” è voce di genere femminile, come giustamente ricorda S. Girolamo, il quale riporta l'aggiunta dopo Origene. Non risulta con sicurezza se recensione particolare di questo apocrifo, ovvero opera ben diversa, fosse il Vangelo dei Nazarei o Nazorei, ch'erano membri di una comunità giudeo-cristiana accentrata attorno a Berea (Aleppo). Il Vangelo degli Ebioniti era particolare a questa setta, di cui propugnava idee e norme, ad esempio quella del vegetarianismo. Fu composto nel secolo II, ma ne rimangono pochi frammenti in cita­zioni di Epifanio. Era chiamato dagli Ebioniti Vangelo secondo gli Ebrei, ma pare che fosse ben diverso dal precedente: ad ogni modo era certamente anch'esso una tenderiziosa rimanipolazione del Mat­teo canonico. Il Vangelo degli Egiziani era usato dagli eretici Encratiti, Valen­tiniani, Naasseni e Sabelliani. Fu composto in Egitto, verso la metà del secolo II; dai pochissimi frammenti superstiti si rileva che l'istituzione del matrimonio vi era condannata, conforme ai principii degli Encratiti. Il Vangelo di Pietro, già noto agli antichi e del quale nel 1887 fu ritrovato un esteso tratto relativo alla morte e resurrezione di Gesù, sembra che fosse composto in Siria verso l'anno 130 o poco dopo. L'autore si serve sostanzialmente dei vangeli canonici, né appare con sicurezza che mirasse a propugnare idee eretiche; tuttavia cade in er­rori storici grossolani (ad es. fa condannare e condurre al patibolo Gesù da Erode) e aggiunge vari particolari chiaramente fantastici.

§ 97. Assai importante ed uscito da ambiente ortodosso è il Pro­tovangelo di Giacomo, che risale a circa la metà del secolo II. Si diffonde molto sui fatti di Maria e dell'infanzia di Gesù nel ciclo liturgico della Chiesa sono tuttora rispecchiati taluni fatti da esso narrati, quale la presentazione di Maria al Tempio, di cui i vangeli canonici non fanno parola. La trama fondamentale della narrazio­ne è quella dei vangeli canonici, ma arricchita specialmente da gran quantità di prodigi, sempre inutili, spesso anche indecorosi; ad esempio, si finge che la perpetua verginità di Maria, che l'orto­dosso autore vuol mettere in sommo rilievo, sia sottoposta ad una prova tanto decisiva quanto sconveniente (cap. 20). Questo apo­crifo fu molto diffuso nella Chiesa antica, e in tempi più recenti ricevette varie rimanipolazioni, quali lo pseudo Vangelo di Matteo, del secolo VI, e il Libro della natività di Maria, del secolo IX. Di un Vangelo di Tommaso parlano antichi scrittori, segnalandolo come opera di eretici gnostici, composto verso la metà del secolo II. Ma le due recensioni che sono pervenute a noi di questo scritto - una più ampia, l'altra meno - non mostrano alcuna idea gnostica, e contengono solo numerosi miracoli, quasi tutti puerili, attribuiti appunto alla puerizia di Gesù dall'età di cinque anni in su. Più recenti, ma non più autorevoli, sono altri apocrifi non sempre bene noti che basterà nominare: il Vangelo di Filippo, del seco­lo III; il Vangelo di Bartolomeo, del secolo IV; gli Atti di Pilato, in parte anteriori al secolo IV, che si presentano come un resoconto del processo e della resurrezione di Gesù; le Lettere tra Abgar re di Edessa e Gesu' (in Eusebio, Hist. eccì., I, 13), e la Dottrina di Addai, d'origine siriaca, del secolo IV; altre narrazioni scendono dal secolo V in giù. Numerosi scritti apocrifi, sotto la denominazione di Atti, Lettere, Apocalissi, oppure di Costituzioni, Canoni, Dida­scalie, si riportano direttamente ai vari Apostoli più che a Gesù stesso; ma di lui parla molto la cosiddetta Lettera degli Apostoli, che contiene dialoghi di Gesù con i discepoli e che, scritta in greco nel secolo II, è giunta a noi in una recensione copta ed una etio­pica (quest'ultima è incorporata nell'apocrifo Testamento di nostro Signore Gesu' Cristo). Escludendo già anticamente dal canone delle Scritture sacre questa congerie di scritti apocrifi e pseudo-apocrifi, la Chiesa ha fatto un'opera eccellente anche dal semplice punto di vista della scienza storica; in essi infatti, anche quando non si riscontrano concetti aper­tamente ereticali o tendenziosi, si ritrovano quelli che già S. Giro­lamo chiamava i sogni degli apocrifi.

§ 98. Una classe particolare, che può richiedere un giudizio parti­colare, è costituita da quei brevissimi scritti che sopra chiamammo Agrafa o Logia. Per amor d'esattezza bisogna distinguere. Stando al significato delle rispettive parole gli Agra fa, cioè i “non scritti”, sono quei brevi detti o aforismi attribuiti a Gesù che si ritrovano trasmessi fuori della sacra Scrittura (Grak'), o, secondo un'altra norma, fuori dei soli quattro vangeli canonici. I Logia, cioè i “det­ti”, sono egualmente brevi sentenze attribuite a Gesù e tutte appartenenti alla classe degli Agrafa; ma oggi questo termine è con­venzionalmente riservato a designare quelle sentenze che si vengono man mano scoprendo, da un quarantennio in qua, nei frammenti di antichi papiri ricuperati nell'inesauribile Egitto. Gli Agrafa in­vece si ritrovano in altri documenti antichi, anche fuori della let­teratura apocrifa, come in opere di taluni Padri e in qualche sin­golare codice del Nuovo Testamento. Poiché S. Paolo stesso cita come parole di Gesù la sentenza ignota ai vangeli: E’ cosa piu beata dare che ricevere (Atti, 20, 35), non è astrattamente impossibile che altre di siffatte brevi sentenze si siano conservate a lungo oralmente nella Chiesa antica, per poi esser fissate in iscritto lungo i primi secoli del cristianesimo. Ve­nendo poi al caso pratico, si riscontrano in realtà citazioni di questo genere in antichi Padri, lontani tra loro per tempo e per luogo. Cosi troviamo che, nel secolo I, Clemente romano attribuisce a Gesù il detto: “.... Come farete, cosi sarà fatto a voi; come darete, cosi sarà dato a voi; come giudicherete, cosi sarete giudicati; come sarete benigni, cosi si sarà benigni con voi” (I Corinti, 13); nel se­colo II, il palestinese Giustino martire gli attribuisce la sentenza: In quali (opere) io vi sorprenderò, in quelle vi giudicherò (Dialog. cum Tryph., 47); nel secolo III, l'alessandrino Origene gli assegna l'aforisma: Chi è vicino a me, e' vicino al fuoco; chi e' lungi da me, e' lungi dal regno (in Jer., xx, 3), aforisma che nel secolo suc­cessivo si ritrova in Didimo il cieco, egualmente alessandrino; e ancora nel secolo IV il siro Afraate, il “Sa­piente Persiano”, presenta come detta da Gesù la seguente ammo­nizione: Non dubitate, si che affondiate dentro il mondo, a somiglianza di Simone che dubitando cominciò ad affondare dentro il mare (Demonstr., I, 17). E le citazioni, che talvolta contengono an­che piccole particolarità della biografia di Gesù, potrebbero esten­dersi ad altre epoche e regioni. Che pensare di questi Agrafa di antichi scrittori cristiani?

§ 99. Un giudizio generale non si potrebbe dare, ed è necessario riportarsi a singoli casi. Molto spesso si tratta certamente di cita­zioni di vangeli canonici fatte, non con quell'aderenza letterale che oggi sarebbe di rigore, bensì in maniera larga e oratoria, si da mi­rare al concetto sostanziale più che alla parola materiale. Altre volte sembra che la citazione, specialmente se contiene una parti­colarità biografica, sia tolta da qualche scritto privato di edifica­zione, o anche da qualche apocrifo perduto. In altri casi potrà dipendere da una tradizione soltanto orale, senza però che oggi si possa decidere se quella tradizione risalisse veramente alle origini oppure fosse una pia elaborazione cristiana. In conclusione, pur rimanendo la possibilità astratta che taluni Agrafa siano autorevoli, la rispettiva dimostrazione è assai difficile a raggiungersi. Questa generica diffidenza è giustificata anche di fronte a taluni brevi tratti particolari, contenuti solo in qualche codice del Nuovo Testamento ma ignoti a tutti gli altri antichi documenti. Ad esem­pio, il codice D detto di Beza, del secolo VI, al passo di Luca, 6, 4, soggiunge questo tratto: In questo stesso giorno, avendo (Gesù) visto un tale che lavorava di sabbato, gli disse: Uomo, se tu sai ciò che lai, sei beato; se poi non lo sai, sei maledetto e trasgressore della Legge. Tanto caratteristica è l'idea qui espressa, quanto è singo­lare il tratto che l'esprime, ignoto a tutti gli altri codici. Un'altra celebre aggiunta, caratteristica e del tutto solitaria, è quella con­tenuta nel manoscritto W (Freer) e messa appresso a Marco, 16, 14. Anche per questi tratti speciali di solitari codici, in forza delle stesse ragioni accennate sopra, sarà ben arduo dimostrare che l'autenti­cità astrattamente possibile debba considerarsi nei singoli.

§ 100. Una messe abbondante è fornita anche dai Logia, che si stanno ricuperando da un quarantennio e talvolta raggiungono una notevole ampiezza. Se ne ritrovarono già a Banhesa, l'antica Ossirinco (pubblicati da Grenfeli e Hunt nella collezione Oxyrhynchus Papyri, dal 1897 in poi); in seguito l'Egitto ha largheggiato, oltreché con antichissimi papiri (Chester Beatty) strettamente neotestamentari, an­che con altri che contengono sia brevi sentenze staccate, sia passi più ampi e ben connessi. Quest'ultimo è il caso del papiro (Egerton) pubblicato come ”frammenti di un Vangelo sconosciuto” da Idris Belì e Skeat nel 1935, e che risale ad un'antichità eccezio­nale, essendo certamente non posteriore e forse anteriore alla metà del secolo II. Gli altri Logia si distribuiscono in genere fra i seco­li Il e III, ma sono costituiti da sentenze staccate e brevi che di solito cominciano con le parole: “Dice Gesu'...” E’ stato supposto che il papiro (Egerton) del “Vangelo sconosciuto” contenga una parte dell'apocrifo Vangelo degli Egiziani (§ 96); l'o­pinione è discutibile, mentre è certo che il suo contenuto dipende più o meno direttamente dai quattro vangeli canonici, e special­mente da Giovanni. I restanti comuni Logia, invece, sono avanzi del naufragio che ha sommerso antiche raccolte di detti di Gesù: i cristiani dei primi secoli componevano quelle raccolte a proprio uso privato, estraendone il materiale da varie parti, anche dai vangeli apocrifi, non senza adattarlo e modificarlo secondo le attitudini e gli scopi personali. Quando i primi di tali Logia cominciarono a tornare alla luce, pa­recchi studiosi li giudicarono reliquie di antichi repertori anteriori ai vangeli canonici, e da cui questi dipenderebbero: credettero quin­di d'entrare in possesso parziale o dei Logia di Matteo, di cui parlerebbe Papia (§ 114 segg.), o degli scritti di quei molti che secondo Luca (1, 1-4) avevano narrato prima di lui i fatti di Gesù. Ma, purtroppo, quella rosea ipotesi e l'entusiasmo che l'accompagnava non erano giustificati. Oggi, che il materiale è notevolmente cre­sciuto e si può giudicare con migliore cognizione di causa, l'opi­nione quasi unanime è che la relazione fra i due gruppi di scritti sia l'inversa a quella allora supposta, ritenendosi cioè che questi Logia siano posteriori e dipendano dai vangeli canonici, oltreché da altre fonti.

§ 101. Diamo come saggio il primo frammento di papiro pubbli­cato nel 1897 (in Oxyrhynchus Papyri, I, n. 1), ricordando a fianco ai singoli detti i luoghi dei vangeli canonici da cui dipendono: (Dice Gesu'Smile ... e allora tu vedrai bene d'estrarre la pagliuzza che e' nell'occhio del tuo fratello (cfr. Matteo, 7, 5; Luca, 6, 42). Dice Gesu': Se non digiunate dal mondo, non troverete il regno di Dio; e se non sabbatizzerete il sabbato (cioè, se non santificherete tutta la settimana) non vedrete il Padre. (Il concetto di digiunare dal mondo ritorna in Clemente Alessandrino, Stromata, in, 15, 99; al concetto del sabbato spirituale allude Giustino, Dialog. cum Tryph., 12). Dice Gesu': Stetti in mezzo al mondo e apparvi ad essi nella carne; e li trovai tutti ubriachi, e nessun assetato trovai fra loro; e l'ani­ma mia e' afflitta a causa dei figli degli uomini, perché sono ciechi nel loro cuore e non vedono... (?) e la povertà. Dice Gesu': Ove siano (due, essi non) sono senza Dio, e ove sia uno soltanto, dico che io sono con lui. Solleva la pietra, e là mi troverai; spacca il legno, e io sono colà (cfr. Matteo, 18, 20). Dice Gesu': Non c'é profeta accetto nella patria sua, nè un medico opera guarigioni fra quei che lo conoscono (cfr. Matteo, 13, 57; Marco, 6, 4; Luca, 4, 23-24; Giovanni, 4, 44). Dice Gesu': Una città costruita su cima d'alto monte e raffarzata, non può crollare né restare occulta (cfr. Matteo, 5, 14). Dice Gesu': Tu ascolti con uno dei tuoi (orecchi), ma (l'altro tieni serrato?). In ultima conclusione, le fonti cristiane estranee al Nuovo Testa­mento siano esse scritti apocrifi, o Agrafa, o Logia - sono prive nella loro enorme maggioranza di autorità storica riguardo alla biografia di Gesù. In qualche caso può rimanere una certa pos­sibilità in loro favore: ma tali casi sono cosi rari, e la dimostra­zione della loro autorità effettiva è cosi difficile, che praticamen­te non se ne può trarre alcun vantaggio apprezzabile. Questo van­taggio, nella migliore delle ipotesi, equivarrebbe ad una coppa d'ac­qua aggiunta in un lago: cioè, quand'anche i pochissimi passi me­glio accreditati si potessero accettare come sicuramente autentici, acquisteremmo qualche decina di righe da aggiungere come appendice ai vangeli canonici, senza per altra che tal minuscola appendice modificasse il contenuto di quelli o ne accrescesse notevolmente il patrimonio biografico o concettuale.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 9:57 pm

Il vangelo copto di Tommaso è dovuto a una comunità gnostica egiziana (Chenoboschion) identificata nel 1945-46.

(Il Vangelo gnostico di Tommaso era conosciuto dai Padri della chiesa, che spiegavano apparteneva ad una setta

gnostica encratita, gli ofiti o naassseni.)

Il vangelo di Tommaso è basato sul sistema gnostico, che nel suo complesso non dà alcuno spazio agli insegnamenti di Gesù riguardanti la rivelazione di Dio e la salvezza. La "salvezza" per gli gnostici era la mera conoscenza di sè.

Nel vangelo apocrifo di Tommaso vi è un rifiuto della storia della salvezza, del significato delle profezie bibliche, e di qualunque cosa che dia un'importanza reale al ministero terreno di Gesù centrato sulla sua vittoria sulla morte e sulla resurrezione corporale, e sulla missione universale della sua chiesa per tutti i popoli (anziché per quella elitè spirituale che gli gnostici ritengono di rappresentare) e sulla futura venuta di Gesù per inaugurare un nuovo regno e un nuovo mondo.

In altre parole, la visione della salvezza nel vangelo apocrifo di Tommaso è astorica, atemporale, amateriale, così l'autore rimuove dai quattro Vangeli, cui si ispira, ogni cosa che contraddice questa visione. Severin, per esempio, dimostra convincentemente come l'apocrifo mette insieme tre diverse parabole nei detti 63, 64, e 65 per sviluppare la polemica gnostica contro il "capitalismo", mentre censura rigorosamente nelle parabole qualunque riferimento alla storia della salvezza, e qualche prospettiva escatologica.



"Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio."
(2 Giovanni 1:9)

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 10:03 pm

Ultimamente certi romanzi blasfemi hanno dato assai importanza a S.M.Maddalena,
e interpretando male e da imbecilli certi passi dei Vangeli gnostici, si sono inventati
storie di matrimoni tra Gesù e M.Maddalena.
Ma invece nei Vangeli gnostici non c'è nessuna cosa impura, infatti per gli gnostici
Gesù è un essere celeste, angelico:

MARIA MADDALNA NEI VANGELI GNOSTICI

ILVANGELO DI FILIPPO-GESU'-MARIA MADDALENA

"La lettura di qualche isolato passo, estrapolato dal contesto, non permette al lettore di farsi un'idea adeguata delle caratteristiche di quel testo. Si tratta di un'antologia di passi tratti da sermoni, catechesi, o scritti dei seguaci di Valentino, uno gnostico nato in Egitto attorno all'anno 100 d.C. Una prima stesura del testo avvenne probabilmente in Siria, tra il II ed il III secolo, in greco; ma del Vangelo di Filippo ci rimane solo una traduzione in copto che risale al IV secolo. Lo gnosticismo di Valentino si caratterizzava tra l'altro per un infinito disprezzo del mondo creato, elemento che generalmente si esplicitava in un'assoluta condanna della fisicità e nel rifiuto della riproduzione e della sessualità, intesa come impurità.
Il Gesù del Vangelo di Filippo non è un Gesù più "umano" di quello dei quattro Vangeli della tradizione, è invece un uomo apparente, un essere fondamentalmente spirituale. Non è certamente una figura che desideri sposarsi e dare origine ad una discendenza di carne

"La pagina del manoscritto in cui si dice che Gesù baciava la Maddalena è in parte illeggibile; secondo alcuni studiosi avrebbe potuto esserci scritto "baciare sulla bocca", secondo altri qualcos'altro ("sulla guancia" o "sulla fronte", ad esempio). In ogni caso, il bacio sulla bocca in quel contesto culturale non era un segno di amore carnale, ma un bacio rituale e spirituale che gli Gnostici si scambiavano tra loro. È per questo che in altri testi affini Gesù e la Maddalena baciano gli altri apostoli, indifferentemente. Poi il fatto che la Maddalena sia detta "compagna" di Gesù non significa che è sua moglie, perché il termine copto koinonos va preferibilmente tradotto "compagna, amica, socia, compartecipe". Per indicare la moglie, il Vangelo di Filippo usa una parola diversa (shime)".

ANDREA NICOLOTTI
CHRISTIANISMUS.it

IL BACIO E LE SIGIZIE NEL VANGELO GNOSTICO DI FILIPPO
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Vediamo che il bacio reciproco sulla bocca, non è segno di amore carnale, ma è un bacio rituale che gli gnostici si scambiavano tra loro. “Si ritrova in diversi testi, ad esempio in quelli ermetici e nel Vangelo di Filippo, un riferimento al bacio rituale quale espressione della comunione, della fratellanza e della certezza della redenzione degli eletti”. I Valentiniani erano gli gnostici meno ostili all'idea del matrimonio, ma ci tenevano a differenziare il matrimonio carnale inteso come semplice unione di corpi e quindi impuro, da quello spirituale, che aveva come scopo l'ingresso nella pienezza della divinità; pare che questa unione mistica fosse realizzata mediante il sacramento della camera nuziale, culminante col rito del bacio, una sorta di rito nuziale a carattere iniziatico.
Questo è il motivo per cui molti editori hanno pensato di poter integrare il testo mancante nel passo sopra esaminato richiamando questo gesto simbolico del bacio, che Gesù e la Maddalena avrebbero praticato. Anche se il testo avesse parlato di un bacio - cosa che al momento è impossibile sostenere con certezza - il testo andrebbe interpretato alla luce di questo particolare significato che il bacio rituale portava con sé. Ecco perché gli altri discepoli domandano a Gesù “Perché tu ami lei più di tutti noi?”; è evidente che si tratta di una differenza di intensità in un amore non carnale, o saremmo costretti a pensare che tutti i discepoli desiderassero essere amanti o consorti di Gesù, come o più di Maria.

D’altra parte in altri due testi di Nag Hammadi, la prima e la seconda Apocalisse di Giacomo, Gesù bacia sulla bocca l’apostolo; ciò dimostra che il bacio sulla bocca è inteso come segno di stretta amicizia e familiarità, non di amore carnale. Nel Vangelo di Maria Maddalena si ritrova il medesimo gesto rivolto ai discepoli di Gesù, espresso dal medesimo verbo aspazomai: “Allora Maria, levandosi, li salutò oppure li baciò tutti” (fol. 9).

A questo punto occorrono ulteriori precisazioni sull'origine del mondo secondo lo gnosticismo valentiniano del Vangelo di Filippo. Dal Dio buono ed assolutamente trascendente sono emanate numerose entità o eoni. Questi eoni, maschili e femminili, si sono uniti tra loro a formare delle coppie (dette sigizie), creando unici esseri bisessuati, e generando a loro volta altri eoni. Tutto risulta ordinato nel divino pleroma (in greco “pienezza”) secondo una gerarchia decrescente. L’ultimo (il trentesimo) di questi eoni è Sofia; per aver voluto generare senza unirsi in coppia con un eone maschile, essa diede origine al mondo materiale e quindi al male. Per ristabilire l'unità del pleroma, il posto abbandonato dalla Sofia decaduta fu preso dalla coppia Cristo-Spirito Santo (un maschio e una femmina). La figura del Gesù terreno non ha altro scopo se non quello di riportare nel pleroma tutte quelle scintille di divinità che si erano perdute nel mondo a causa del comportamento di Sofia; e il ritorno si realizza solamente in coppia, come avviene con le sigizie del pleroma stesso.

Questa è la teologia fortemente gnostica in cui va collocato il brano del Vangelo di Filippo. L’unione tra il Gesù terreno e la Maddalena non è altro che la rappresentazione della ricostituzione di una sigizia. Tutto il Vangelo è percorso da questo dualismo e da questo costante riferimento alle coppie. Secondo il Vangelo di Filippo i Cristi sono tre, e ciascuno di essi ha una compagna femminile: se l’eone Cristo celeste è accoppiato con lo Spirito Santo, e il Salvatore (Soter) è accoppiato con Sofia, è naturale che anche il Cristo terreno avesse una compagnia femminile, la Maddalena.

Ecco perché prima di parlare del rapporto tra Gesù e la Maddalena si ha questa frase: “La Sofia che è chiamata «la sterile», ella è la madre degli angeli”. Gli angeli sono i pianeti e le costellazioni. “A Sofia decaduta, che concepì senza il proprio compagno, fa capo il mondo materiale, una specie d'aborto. Perciò è detta sterile. Maria Maddalena rappresenta invece per la gnosi, la quale ne fa compagna del Cristo terreno, il prototipo dell'unione perfetta tra Sofia celeste e il compagno, l'immagine e il suo angelo”.

Nessun normale matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena, dunque, ma un congiungimento spirituale per restaurare il pleroma divino che evoca l'immagine delle sigizie degli eoni, immagine della compiutezza e della totalità raggiunte dallo gnostico.



http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=91&page=6





IL VANGELO DI MARIA

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E Pietro disse: «Il Salvatore ha davvero parlato con una donna senza che noi lo sapessimo? Dobbiamo tutti girarci dall'altra parte e ascoltare lei? Ha preferito lei a noi?». E Levi rispose: «Pietro, tu sei sempre stato facile alla collera. Ora ti vedo lottare contro la donna come un avversario. Se il Salvatore l'ha resa meritevole, chi sei invero tu per rifiutarla? Certo, il Salvatore la conosce bene. Per questo ha amato lei più di noi».

Il brano sopra riprodotto è la fusione di due diversi paragrafi (16 e 18) del Vangelo di Maria. Si tratta di un vangelo gnostico del II secolo, che però non fa parte dei codici di Nag Hammadi - e tanto meno dei manoscritti di Qumran; esso è contenuto parzialmente in traduzione copta in un codice del V secolo (papiro 8502 di Berlino) e parzialmente nell'originale greco in due papiri del III secolo (Rylands III 463 e Ossirinco 3525). Probabilmente si trattava di due testi separati, successivamente riuniti insieme e messi sotto il titolo di Maria Maddalena. Nel Vangelo si narra che dopo l'ascensione di Gesù Maria Maddalena avrebbe raccontato agli apostoli di aver avuto una visione: il Signore le avrebbe descritto il viaggio dell'anima attraverso i cieli e il modo di sottrarsi alle malvagie potenze celesti (tra cui la concupiscenza, l'ignoranza e l’ira) per liberarsi dalla materia e ricongiungersi con il Dio sommo. Tutto il vangelo di Maria, dalla prima all’ultima parola, racconta eventi che si sono svolti dopo la morte di Gesù.C'è una descrizione di un viaggio celeste dell’anima, inventato di sana pianta è pertanto sia il contenuto della rivelazione, sia il momento in cui essa sarebbe stata affidata a Maria Maddalena.

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Ecco il testo integrale della visione: “... E la bramosia disse: “Non ti ho vista quando sei discesa, ora invece ti vedo mentre sali in alto. Come mai, dunque, tu mi menti dal momento che mi appartieni?”. L’anima rispose: “Io ti ho veduta, mentre tu non mi hai né vista né conosciuta. Io ti facevo da vestito, ma non mi hai riconosciuta”. Ciò detto, ella se ne andò via allegra e gioiosa. Andò poi dalla terza potenza che si chiama ignoranza. Questa domandò all’anima: “Dove Vai? Sei stata presa nella malignità, ma sei stata presa. Non giudicare!”. L’anima disse: “Perché mi giudichi, mentre io non ho giudicato? Io sono stata presa, sebbene io non abbia preso. Non sono stata riconosciuta. Ma io ho riconosciuto che il tutto è stato disciolto, sia (le cose e nature) terrestri sia le celesti”. Dopo che l’anima ebbe lasciato dietro di sé la terza potenza, salì in alto e vide la quarta potenza. Essa aveva sette forme. La prima è l’oscurità; la seconda è la bramosia; la terza è l’ignoranza; la quarta è l’emozione della morte; la quinta è il regno della carne; la sesta è la stolta saggezza della carne; la settima è la sapienza stizzosa. Queste sono le sette potenze dell’ira. Esse domandarono all’anima: “Da dove vieni, assassina degli uomini? Dove sei incamminata, superatrice degli spazi?”. L’anima rispose e disse; “Ciò che mi lega è stato ucciso, ciò che mi circonda è stato messo da parte, la mia bramosia è annientata e la mia ignoranza è morta. In un mondo sono stata sciolta da un mondo, in un typos da un typos superiore, dalla catena dell’oblio, che è passeggera. D’ora in poi io raggiungerò, in silenzio, il riposo del tempo, del momento, dell’eone” (tratto da Luigi Moraldi, I vangeli gnostici, Fabbri editori, 1997, pp. 25-26).



http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=91&page=9



MARIA DI MAGDALA APOSTOLA ?

Gesù era seguito da un gruppo di donne, ma non vi sono indizi del fatto che abbia mai voluto mettere una donna a capo dei suoi seguaci. Non si può neppure sostenere, come hanno fatto alcuni esponenti di una storia del cristianesimo di stampo radicalmente femminista, che gli scritti gnostici in cui la Maddalena pare essere superiore agli apostoli maschi siano testimonianze di una realtà storica originaria. Nemmeno nelle stesse comunità gnostiche, in verità, la donna poté godere di uno status di superiorità oggettiva. In alcune di esse le donne godevano di una situazione di parità culturale, mentre in altre no. Ciò si spiega facilmente rifacendosi a un principio fondamentale dello gnosticismo, secondo il quale la differenza tra uomo e donna è un male di questo mondo corrotto. Il Vangelo di Filippo attribuisce a Eva la colpa della separazione dei sessi, e talvolta la redenzione della donna passa attraverso la sua trasformazione in uomo. Il Vangelo di Tommaso si conclude con la trasformazione di Maria Maddalena in uomo: " Gesù disse: «Ecco, io la farò ascendere per renderla uomo, affinché anch'essa divenga spirito vivente, uguale a voi uomini. Infatti ogni donna che si farà uomo entrerà nel regno celeste».

Per riprendere le parole di Kurt Rudolph, “l’emancipazione della donna è presente nella gnosi solo a livello di spunti potenziali”, in quanto “alla fin fine si rimane ancorati alla tradizionale visione, tipica dell'antichità, della donna come essere subordinato all'uomo”.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mar Dic 01, 2009 10:09 pm

Ragazzi però dovete sapere che nella marea di sette gnostiche accanto agli
encratiti che vietavano i rapporti sessuali, c'erano molte sette che praticavano
riti ed orge sessuali.
C'è anche un Vangelo gnosico di una stta orgiasta, Questioni di Maria dove
lo stesso Salvatore dopo aver costruito una donna da una costola di Maria( Maddalena),
si unisce con questa creatura novella ed insegna i riti sessuali come eucaristia.
Questo brano viene citato in un opera apologetica di S.Ippolito. Laughing Laughing Laughing Laughing Laughing Basketball bounce cheers

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Messaggio Da giallop Mer Dic 02, 2009 3:30 pm

Anzitutto complimenti, con calma mi leggerò tutto Smile
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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:21 pm

GESU' INSEGNA ED AMA LA CASTITA'

Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes, studiosi biblisti

In questi ultimi anni si stanno diffondendo false e cattive notizie riguardo Gesù,
romanzi e film lo dipingono come un peccatore, pieno di vizi e peccati d'ogni tipo,
ma non è il Gesù della religione cristiana, vero, storico ed autentico, si tratta
di Gesù inventati da persone atea, ignorante e blasfema, che non rispettano
la fede cistiana ed il prossimo credente.

Il vero Gesù dei Vangeli è Figlio di Dio, santissimo e purissimo, Maestro d'ogni virtu,
e amante della castità.

Vangelo secondo Matteo: 5, 27-32

Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio;

ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri,
piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.

E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri,
piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.

Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio;

ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
*****

Quindi ecco Gesù condanna come adulterio anche il solo guardare una donna con malizia.
Gesù non permette il divorzio tranne in caso di impudizia, e sposare una ivorziata è adulterio.
Questo lo ripete anche in un altro passo nel V.Matteo.

Vangelo secondo Matteo: 19, 3-9

Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".

Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:

Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?

Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".

Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?".

Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.

Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".

A questi versetti segue il passo dove Gesù ci consiglia la verginità, come più idonea per il regno dei cieli.

Vangelo secondo Matteo: 19, 10-12

Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi".

Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.

Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini,
e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".
**********
La prsona vergine è più simile agli Angeli, quindi più vicina alla salvezza ed il regno dei cieli.
Infatti nel regno dei cieli i risorti saranno come gli Angeli,vediamo che al tempo di Gesù circolavano diversi insegnamenti riguardo
i risorti, molti rabbini insegnavano che i risorti avrebbero avuto una vita simile a quella terrena.
Ora i sadducei che negavano la risurrezione, avevano trovato un idea per cogliere in fallo Gesù,
ma il divino Maestro risponde facendo chiarezza per tutti.

Vangelo secondo Matteo: 22, 23-33

In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:

"Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello.

Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.

Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.

Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.

Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".

E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.

Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.

Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:

Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".

Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.


Citazioni Bibbia
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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:23 pm

STUDIO BIBLICO








GESU' IL DIO FATTOSI UOMO

Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes, studiosi biblisti

Gesù non era un uomo comune, ma davvero unico, era superiore ai profeti
ed ai Santi, non solo perché faceva miracoli ed opere straordinarie,
non solo per i suoi divini insegnameni, ma specialmente per la sua
straordinaria natura divina.
Sebbene Gesù appariva dall'aspetto come gli altri uomini, non era come loro.

Vediamo che Gesù non nasce come gli altri uomini, na nasce in virtù dello
Spirito Santo; Vangelo secondo Matteo: 1, 20-25, Vangelo secondo Luca: 1, 26-38.
La nascità di Gesù viene onorata dalla presenza degli Angeli; Vangelo secondo Luca; 2,8-20,
ed anche viene illuminata dalla stella dei Magi; Vangelo secondo Matteo: 2, 1-12.
Vediamo che il bambino Gesù già a 12 afferma che si deve occupare delle cose del Padre suo;
Vangelo secondo Luca: 2, 41-52.
Il battesimo di Gesù da Giovanni, avviene in modo straordinario, con la presenza del Padre che
lo dichiara suo figlio, e dello Spirito Santo sotto forma di Colomba; Vangelo secondo Matteo: 3,13-17.

Appena inizia la sua missione Gesù guarisce una moltitudine di malati; Vangelo secondo Matteo: 4, 2-25.
Gesù non solo opera guarigioni ed esorcismi, ma fa altre opere straordinarie, trasforma l'acqua in vino;
Vangelo secondo Giovanni: 2, 1-12, la pesca miracolosa; Vangelo secondo Luca: 5,11-11,
la moltiplicazione dei pani; Vangelo secondo Matteo: 14, 13-21, 15, 29-39.
Gesù perfino cammina sulle acque; Vangelo secondo Matteo: 14, 22-33.
Gesù riesce a calmare la tempesta; Vangelo secondo Matteo: 8, 23-27.
Gesù perdona i peccati, che solo Dio può fare; Vangelo secondo Matteo: 9, 1-8,
quindi si comporta come Dio.
Gesù conosceva ogni cosa; Vangelo secondo Giovanni: 2, 23-25.
Gesù afferma di essere sceso dal cielo, quindi di essere il Fglio di Dio; Vangelo secondo Giovanni: 6, 32-59.
Gesù perfino afferma di esistere prima di Abramo, quindi esisteva prima di nascere; Vangelo secondo Giovanni; 8, 58.

Quindi Gesù afferma di essere il Figlio di Dio, e di essere una sola cosa con Lui; Vangelo secondo Giovanni: 10,30.
Gesù afferma di essere il Figlio di Dio e che solo Lui conosce il Padre, il quale gli ha dato tutto; Vangelo secondo Matteo: 11,25-27.

Gesù ha gli stessi poteri del Padre; Vangelo secondo Giovanni: 5,19-30.
Gesù afferma di essere la risurrezione e la vita; Vangelo secondo Giovanni: 11, 25-26.
Gesù afferma che chi vede Lui vede il Padre; Vangelo secondo Giovanni: 14, 8-14.
Gesù parla spesso del suo glorioso ritorno come Giudice universale; Vangelo secondo Matteo: 7, 21-23; 13, 36-4316, 26-28; 24, 29-31; 25, 31-46.

Gesù vela la sua natura divina ai suoi discepoli, prima della dura prova della passione,
ecco che trovandosi su un monte Gesù si trasfigura divenendo tutto splendente come il sole;
Vangelo secondo Matteo:17, 1-9.
Gesù infine risorge da morte; Vangelo secondo Matteo: 28, 1-10.
Dopo essere risorto Gesù ascende al Cielo; Vangelo secondo Luca: 24, 50-53.
Dopo l'ascensione Gesù manda lo Spirito Santo a guidare la sua chiesa; Atti: 2, 1-13.

Quindi Gesù sebbene viveva sulla terra apparendo un uomo era ed è e sarà in eterno Dio.


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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:25 pm

EBREI CON GESU'

LA TRASFIGURAZIONE UN EVENTO DIVINO

Riflessione di Simone Oren, studioso delle Sacre Scritture
_________________________§§§§§_________________________________

Il Signore Gesù ha voluto rafforzare la fede nei suoi discepoli prima degli avvenimenti della sua sofferenza e morte e risurrezione.
Quindi ecco la Trasfigurazione, Gesù sul monte si trasforma e parla con Mosè ed Elia, davanti ai suoi più cari Apostoli,
questo avvenimento davvero colpisce gli Apostoli, i quali rafforzano la loro fede in Gesù in vista della dura prova della crocifissione di Gesù.

A distanza di anni questo avvenimento viene ricordato dagli Apostoli.

La seconda epistola di Pietro; 1: 16-19


16Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo,
ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce:
"Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". 18Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro,
finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.

Ecco ora la Trsfiurazione come viene raccontata nei Vangeli

http://www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/la_sacra_bibbia/html/07_03.htm


Matteo; 16: 13---17: 13

13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".

17

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". 8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".

10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro". 13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

http://www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/la_sacra_bibbia/html/05_01.htm



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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:26 pm

La Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo



a Sacra Scrittura ci dice che l’uomo non può vedere Dio e continuare a vivere. Sappiamo già con quale amore e con quali precauzioni Dio si è manifestato a Mosè e ad Elia per non annientarli. Quando Dio passa davanti a Mosè nella spaccatura della roccia, lo protegge con la sua mano. Quando Elia se ne sta davanti all’apertura della roccia, Dio non viene nel vento fortissimo per travolgere, né nel terremoto per distruggere, né nel fuoco per bruciare, bensì nel lieve sussurro, ed Elia è salvo.

Dio ci prepara e ci insegna ad incontrarlo quando il suo Figlio si è incarnato, si è fatto Figlio dell’uomo. Egli non si è mostrato nella sua Gloria, perché gli uomini non sarebbero stati capaci di sopportarlo. Si è fatto simile a loro, a noi, ha assunto la condizione umana, la condizione di schiavo sino alle estreme conseguenze. Niente lasciava trasparire la divinità di Gesù. Nella sua vita ci sono stati soltanto due momenti nei quali si è manifestato come Dio: il momento del Battesimo ed il momento della Trasfigurazione.

Il Battesimo nel Giordano ha rivelato che Gesù è il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità. Giovanni Battista l’ha visto e ne ha reso testimonianza. Alla Trasfigurazione, sul monte Tabor, i tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, hanno visto Gesù risplendere nella sua Gloria divina. Accanto a Lui c’erano due grandi testimoni che avevano visto questa stessa Gloria durante l’Antica Alleanza. Nel giorno della Trasfigurazione essi compaiono per attestare che si tratta di quella stessa Luce, di quello stesso Dio.

Mosè ed Elia stanno lassù, sul monte, come ce lo rappresenta l’icona della festa, e riescono a sostenere la Luce di Dio che mai tramonta, perché durante la vita terrena sono stati, insieme ad Isaia, le uniche persone a cui Dio, dopo la caduta, abbia concesso di vederlo. Elia è sceso dal cielo sul monte Tabor per contemplare Dio fattosi uomo, mentre Mosè, riunitosi con la morte ai suoi antenati, rappresenta coloro che aspettano la venuta di Cristo negli Inferi. Mosè personifica la legge. Con lui Elia viene in nome dei profeti a rendere testimonianza alla divinità di Cristo che è il compimento della Legge e dei Profeti. Al contrario, i tre apostoli riversi per terra fanno parte dell’umanità ancora viva. Nonostante il loro sbigottimento, alla vista del Cristo glorioso si sentono colmi di gioia e vorrebbero fermare questo istante, ma questo non era possibile perché era troppo presto e non erano ancora pronti per l’eternità. Dovevano passare con Cristo attraverso la morte per rivederlo glorioso dopo la Risurrezione.

L’ultimo versetto del racconto evangelico parla di una nuvola luminosa che avvolge gli apostoli, e dalla quale essi sentono una voce proclamare: “Questo è il Figlio mio, che io amo. Ascoltatelo!”. E’ la voce del Padre, la voce che aveva sentito S. Giovanni Battista al momento del battesimo di Gesù nel Giordano. La nuvola luminosa è lo Spirito Santo che avvolge e protegge gli apostoli, perché senza la presenza e l’illuminazione dello Spirito Santo l’uomo non può contemplare la Gloria di Dio. La trasfigurazione è una Teofania come il Battesimo di Cristo. Come San Giovanni anche gli apostoli hanno avuto la rivelazione dell’unico Dio in tre persone.

Il significato generale di questa sublime festa è riassunta in un breve versetto, tratto dall’esperinòs: “In questo giorno, sul Tabor, il Cristo trasformò la natura oscurata di Adamo. Avendola illuminata, la divinizzò”. La semplicità di queste poche parole, come quelle del racconto evangelico, hanno una profondità straordinaria. Come in ogni avvenimento della vita del Cristo e come in ogni festa, qui si ha un compimento e, insieme, una prefigurazione. Questi due elementi appaiono con altrettanta evidenza e forza anche a Pasqua. La Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo trasferisce l’esistenza umana nella dimensione gloriosa, mostrando ai tre apostoli vivi dinanzi ai due profeti defunti l’attualità illuminata del passato e dell’avvenire. La Trasfigurazione rivela così il senso intimo del cristianesimo: Il Dio-uomo mostra loro l’uomo divinizzato.


padre Atanasio Marcacci



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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:28 pm

GESU' NE' SI SPOSO' NE' POTEVA E NE' VOLEVA FARLO!


GESU' VUOLE DA TUTTI ESSERE AMATO COME IL PANE CELESTE E L'AGNELLO DI DIO,SI PUO' AMARE QUESTO SESSUALMENTE?

NO,INFATTI FARE QUESTO E' SATANICA BESTEMMIA.ORA GESU' CHE CONOSCEVA TUTTI I SEGRETI DI OGN'UNO NON AVREBBE PERMESSO CHE LE DONNE LO AMASSERO SESSUALMENTE NEMMENO IN OCCULTO E IN BUONA FEDE,SE LO AVESSE PERMESSO SAREBBE UN FALSO MESSIA.

MA GESU' CHE DICE A S.PIETRO;"LUNGI DA ME SATANA",PERCHE' NON VOLEVA CHE GESU' MORISSE,TANTO PIU' GESU' MANDEREBBE VIA DA LUI UNA SEDUTTRICE.

LE PIE DONNE CHE ERANO CON GESU' SAPEVANO CHI ERA,ESEMPIO; S.MARTA-V.GIOVANNI-11,27.

POI GESU' INSEGNAVA PURE ALLE DONNE ESTRANEE CHI ERA,COME LA SAMARITANA;V.GIOVANNI-4,7-26-FIGURIAMOCI COME CONOSCEVANO GESU' LE PIE DONNE,INFATTI ECCO UN ESEMPIO;V.LUCA-24,5-8.

MA POI GESU' INSEGNAVA LA SUA VERA NATURA IN PUBBLICO;V.GIOVANNI-6,26-59.---V.MATTEO-7,21-23-----12,25-30

V.LUCA-13,22---30. QUINDI GESU' A TUTTI FACEVA CAPIRE CHI ERA;APOSTOLI,DISCEPOLI,PIE DONNE E FOLLA DI UOMINI,DONNE E BAMBINI.



GESU' E' PANE DIVINO,E NON HA LEGAMI ALCUNO CON LA SESSULITA'

Gesù è sceso dal cielo,ha detto di essere pane sceso dal cielo.Gesù era il verbo che si fece carne,era perfettisimo,era l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.Gesù chiedeva a chi lo voleva seguire,di amarlo più di tutto,lasciare casa,famiglia averi,e possibilmente restare vergini,farsi eunuchi per il regno.Gesù,vuole che venga presto il regno dei cieli,li i risorti saranno come gli angeli,non potranno sposarsi,perché saranno figli della resurrezione, non potranno più morire,saranno figli di Dio.Gesù è già Figlio di Dio, veramente è Dio,chi vede Lui vede il Padre.Gesù,è nato tramite lo Spirito Santo,senza rapporti impuri.Gesù essendo Dio,trasfigurò e divenne tutto luccicante davanti agli apostoli,non poteva fare sesso,sposarsi,la S.Eucaristia,non può fare sesso,ne la S.Trinità, ne Dio,quello giudaico-cristiano,certo i dei pagani vanno con animali e praticano l'incesto.Gesù,consiglia a chi può di restare vergine, cosa che lui avrebbe fatto anche se fosse stato solo un S.profeta,un uomo,come gli esseni. Gesù,ha vinto Satana,e il mondo,perfino dava questo potere agli apostoli,di esorcizzare in suo nome,Gesù vedeva Satana scendere dal cielo,cercare gli apostoli e vagliarli come il grano,Gesù disse che Satana,il principe di questo mondo non poteva fare nulla contro di Lui. Gesù,chiamò Pietro Satana,solo perché,non accettava che Lui morisse,figuriamoci come manda via qualsiasi diavolo tentatore,per cose più gravi.Gesù,guidato dallo Spirito Santo,andò nel deserto, per farsi tentare dal demonio,ma sono tentazini esterne,due solo provocazioni,quella del pane,e del pineacolo,la terza,qui Satana gli chiede di essere adorato,è chiaro che Gesù,stesso non si può fare questa tentazione.Per Gesù,le tentazioni interne a peccare sono peccati,come il solo guardare un donna,per desiderarla è adulterio. Gesù,in vista,delle tentazioni interiori,ci chiede,se il tuo occhio ti fa inciampare cavatelo,è meglio entrare nel Regno senza un occhio, che finire all'inferno. Gesù,è venuto ad insegnarci la verità,Lui è Via Verità Vita. Ora chi crede in questo Gesù dei Vangeli,si salva,può guarire,può diventare Santo come S.Antonio. Chi crede nei falsi Gesù,inventati da atei,massoni come Dan Brown,è destinato al fuoco eterno,e sulla terra si trova nelle tenebre e nel caos e schiavo di Satana.

GESU' NON SI SPOSO' NE' POTEVA E NE' VOLEVA FARLO

Gesù ha una sposa, la chiesa,la Gerusalemme celeste;2CORINTI-11,2 EFESINI-5,32 RIVELAZIONE-21,1-2.
-------------------------------------------------------------------------------------
Gesù,non è un uomo comune,ma è il Figlio eterno di Dio,è Dio stesso,tanto che afferma chi vede me vede il Padre,V.GIOVANNI-14,8-14.
Gesù stesso ha insegnato;V.LUCA-20,34-"I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;ma quelli che sono giudicati degni del mondo futuro e della risurrezione dai morti,non prendono né moglie né marito.Essi non possono più morire,perché sono uguali agli angeli,e sono figli di Dio fatti degni della risurrezione.".Ecco da questa verità,i S.Padri della chiesa hanno stabilito che veramente Gesù non avrebbe potuto sposarsi con una donna,poiché gli Angeli e i figli di Dio eterni non possono sposarsi,vediamo infatti che Gesù,è Figlio di Dio, è il Verbo che si è fatto carne,nato da donna per opera dello Spirito Santo,Gesù è l'immagine del Padre,è Lui stesso Dio,quindi essendo eterno Figlio di Dio sceso dal cielo,dalla natura divina,non può essere asssociato alla sessualità,e prendere moglie.
Poi i S.Padri aggiungevano questo,come il Pane celeste,la .Eucaristia può avere rapporti sessuali,è blasfemo solo ipotizzarlo.
Aggiungevano anche che l'Agnello di Dio deve essere tutto puro è immacolato senza macchia,non solo non può sposarsi ma non deve avere nessun legame con i desideri carnali e la sessualità. I S.Padri facevano notare questo,Gesù ha avuto una nascità miracolosa,ed è risorto dai morti, ma ha dimostrato veramente essere un essere divino specialmente con la sua trasfigurazione,diventando tutto candido,luminoso e
sfolgorante;V.MATTEO-17,1-9.Ora un essere così celestiale e divino non può sposarsi,avere figli,e nemmeno avere desideri carnali,poiché è un essere celeste come gli Angeli,anzi vediamo che gli Angeli lo servono;V.MATTEO-4,11,
V.GIOVANNI-1,51.
Quindi tutte queste ipotesi che Gesù poteva sposarsi e non lo fece per la missione,che se voleva poteva sposarsi,che non si
sposò per imitare gli esseni,che addirittura era sposato,che perfino era omosessuale ed aveva un 'amante,tutte queste ipotesi
sono bestemmie difronte a Gesù Dio eterno incarnato.

GESU' E' DIO PURISSIMO E SANTISSIMO-IL VERBO SI FECE CARNE

Quando venne il momento di mandare suo Figlio Unigenito,Iddio aveva preparato un vaso purissimo per accoglierlo.
V.LUCA-1,26-Dio mandò l'Angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazareth,ad una vergine promessa sposa di un uomo di nome Giuseppe della casa di David:il nome della vergine era Maria.Entrò da lei e le disse:"Salve,piena di grazia,l Signore è con te".1,30-L'Angelo le disse:"Non temere,Maria,perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco,tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio.Lo chiamerai Gesù.Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo;il Signore Dio gli darà il trono di Davide,suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine"Allora Maria disse all'Angelo."Come avverrà questo,poiché io non conosco uomo?".L'Angelo le rispose:"Lo Spirito Santo scenderà sopra di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra;perciò quello che nascerà sarà chiamato Santo,Figlio di Dio.
Iddio aveva disposto che Gesù avesse un padre terreno,quindi scelse l'uomo più puro e più giusto e santo,per affidare suo Figlio Divino,e la vergine purissima.V.MATTEO-1,18-Maria si era fidanzata con Giuseppe;ma prima che essi iniziassero a vivere insieme,si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo.
Il suo sposo Giuseppe,che era giusto e non voleva esporla al publico ludibrio,decisa di rimandarla in segreto.
Ora,quando aveva già preso una tale risoluzione,ecco che un Angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli:
"Giuseppe,figlio di Davide,non temere di prendere con te Maria,tua sposa:ciò che in lei è atato concepito è opera dello Spirito Santo.Darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù;egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".
Quindi veniva sulla terra il Figlio di Dio.V.GIOVANNI-1,1-In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo.Questi era in principio presso Dio.Tutto per mezzo di Lui fù fatto e senza di li non fu fatto asolutamente nulla
di ciò che è stato fatto.In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;1,9-Era la Luce vera,che illumina ogni uomo,quella che veniva nel mondo.1,14-E il Verbo si fece carne e dimorò fra noi e abbiamo visto la sua gloria,gloria come
di Unigenito dal Padre,pieno di grazia e verità.L.FILIPPESI-1,6-Cristo Gesù,pur essendo di natura divina,non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;ma spoglio se stesso,assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini,apparso in forma umana,umiliò se stesso facendoi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
L.COLOSSSESI-1,15-Gesu' è immagine del Dio invisibile,generato prima di ogni creatura;poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose,quelli nei cieli e qauelli sulla terra,quelli visibili e quelli invisibili:Troni,Dominazioni,
Principati e Potesta.Tutte le cose sono state create per mezo di Lui e in vista diLui.Eli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui.Egli è anche il capo del corpo,cioè della Chiesa.Egli è il principio,il primogenito di coloro che risuscitano dai morti,per ottenere il primato su tutte le cose.Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a se tutte le cose,rappacificando con il suo sangue della sua croce,cioè per mezzo di Lui,le cose
che stanno sulla terra e quelle nei cieli.V.LUCA-2,8-In quella stessa regione si trovavano dei pastori:vegliavano all'aperto e di notte facevano la guardia al loro gregge.L'Angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce:essi furono presi da grande spavento.Ma l'Angelo disse loro:"Non temete,perché,ecco,io vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo:oggi,nella città di Davide,è nato per voi un Salvatore,che è il Messia,Signore.Questo
vi servirà da segno:troverete un bambino avvolto in fasce che giaceinunamangiatoia".
Subito si unì all'Angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio così:"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini
che egli ama".

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:29 pm

Riferimento: Gesù non voleva o non poteva peccare?
--------------------------------------------------------------------------------

San Tommaso d’Aquino affronta la questione nell’articolo 15 della parte III della Summa Theologiae.

Questa in sintesi la risposta del Doctor angelicus:

- Anche se Cristo è stato tentato dal demonio (art. 1) Egli «non assunse in nessun modo la miseria del peccato né originale né attuale» (art. 1, s.c.). E di questo eravamo certi già in precedenza.

- L'Aquinate insegna anche che «in Cristo non c'era il fomite del peccato» dato che «lo Spirito Santo esclude il peccato e l'inclinazione al peccato, implicita nel termine fomite» (art. 2, s.c.).
Per «fomite del peccato» si intende l’«inclinazione dell'appetito sensitivo a oggetti che sono contro la ragione» (art. 2, s.c.), la «ricerca del piacere fuori dell'ordine razionale» (art. 2, a. 2).
La terza soluzione delle difficoltà proposta da san Tommaso mi sembra risolutiva del quesito posto da Solennio: «Una certa fortezza lo spirito la dimostra resistendo alla concupiscenza della carne quando gli si oppone, ma esso dimostra una fortezza maggiore quando la reprime totalmente così da eliminarne le brame disordinate. Questa era appunto la condizione di Cristo, il cui spirito aveva raggiunto il sommo grado della fortezza. E sebbene egli non abbia dovuto sostenere il combattimento inferiore del fomite, subì però la lotta esterna del mondo e del diavolo, trionfando dei quali meritò la corona della vittoria» (art. 2, a. 3).

Consiglio vivamente, qualora fosse possibile, la consultazione della Summa. È assai raro vi siano questioni analoghe non affrontate da san Tommaso.
__________________
PROVA: A) - dalla Scrittura: ci consta che Gesù fu 1) immune dal peccato originale: «Quello che
nascerà da te Santo, si chiamerà il Figlio di Dio» (Lc. 1,35).
2) fu immune dal peccato attuale: «Le cose che piacciono a Lui, faccio sempre» (Gv. 8,29). Fare
ciò che vuole il Padre, significa eseguire la sua volontà e non trasgredirla. Per cui Gesù poteva ripetere:
«Chi di voi mi potrà incolpare di peccato?» (Gv. 8, 46). S. Paolo dirà che è «Pontefice santo, innocente,
senza macchia, segregato dai peccatori» (Ebr. 4,15) e S. Pietro: «Che non fece peccato nè si è trovato
inganno nella sua bocca» (1, Pt. 2,22). Tutti questi passi ed altri ancora ci dicono la sua «impeccanza» e al
tempo stesso ci fanno intuire che oltre a essere di fatto immune dal peccato, era immune anche dalla
possibilità di peccare.
B) - dai Padri. S. Ippolito (Contra Noet. 17): «È stato fatto ciò che l’uomo è, eccetto il peccato».
S. Cirillo di Alessandria (In Joan. 8, 29): «Ha avuto in sorte l’esimia prerogativa della natura divina e cioè
di non poter peccare».
C) – ragione teologica. Qualunque peccato o anche la semplice possibilità di peccare, costituisce
l’uomo peccatore. Ma la Persona di Cristo, essendo divina non può essere di un peccatore. Dunque in
Cristo non fu né poteva essere il peccato.
Mentre gli Scotisti pongono la ragione della impeccabilità del Cristo nella visione intuitiva (chi
véde Dio non può non amarlo come supremo bene), S. Tommaso e la maggioranza dei Teologi la pongono
nel fatto della Unione Ipostatica. Il merito o demerito delle azioni dipende e ridonda nella persona:
perciò Cristo, essendo Dio non poteva commettere peccato.
Per questo Cristo fu immune anche da ogni imperfezione morale e da ogni moto disordinato
della concupiscenza, anzi non ebbe nemmeno il fornite della concupiscenza.
La concupiscenza e il suo fomite sono una conseguenza del peccato originale. Anche la Madonna è impeccabile e conserva il libero arbitrio.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:31 pm

GESU' L'AGNELLO DI DIO IL SALVATORE DEL MONDO

Riflessione di Simone Oren esperto nelle Sacre Scritture






====================================

Dall'Angelo del Signore sappiamo che Gesù è nato in questo mondo
per salvare il suo popolo dai suoi peccati.


"Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria,
la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati".
(Matteo; 1: 20-21)
Gesù era senza peccato, ma quando venne il tempo si recò da Giovanni il Battezzatore,
con umiltà, ma Giovanni in virtù dello Spirito Santo, sapeva che Gesù era senza peccato e Santo
e non voleva battezzarlo.

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne fino al fiume Giordano e si avvicinò a Giovanni per farsi battezzare da lui.
Ma Giovanni non voleva e cercava di convincerlo dicendo: - Sono io che avrei bisogno di essere battezzato da te; e tu invece vieni da me?
Ma Gesù rispose:
Lascia fare, per ora. Perché è bene che noi facciamo così la volontà di Dio sino in fondo.
Allora Giovanni accettò.
(Matteo; 3: 13-15)

Comunque Gesù risalì subito dall'acqua, perché non aveva peccati da confessare.

Appena battezzato, Gesù usci dall'acqua. All'improvviso il cielo si aprì, ed egli vide lo Spirito di Dio il quale,
come una colomba, scendeva su di lui.
E dal cielo venne una voce: "Questo è il Figlio mio, che io amo. Io l'ho mandato".
(Matteo; 3: 16-17)

Qualche giorno dopo Giovanni testimonierà che Gesù è il Messia il Figlio di Dio.

Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo.
parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me.
Anch'io non lo conoscevo, tuttavia Dio mi ha mandato a battezzare con acqua, per farlo conoscere al popolo d'Israele".
Poi Giovanni portò questa testimonianza: "Ho visto lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo, e rimanere sopra di lui.
Anch'io non lo conoscevo quando Dio mi mandò a battezzare con acqua, ma Dio mi disse:
"Vedrai lo Spirito scendere e fermarsi su un uomo - è lui che battezzerà con Spirito Santo".
Ebbene, io l'ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio".
Il giorno seguente Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli. passò Gesù.
Giovanni lo guardò e disse: "Ecco l'Agnello di Dio".
(Giovanni; 1: 29-36)

Gesù insegnò che era il Pane Celeste.

Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati, nel deserto, mangiarono la manna e poi morirono ugualmente;
invece, il pane venuto dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà.

Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre.
Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita.
( Giovanni; 6: 48- 51)

Gesù poi la notte che fù tradito celebrò la Pasqua con i suoi Apostoli e completò l'insegnamento di questa verità.

Quando venne l'ora per la cena pasquale, Gesù si mise a tavola con i suoi apostoli. Poi disse loro:
"Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi prima di soffrire. Vi assicuro che non celebrerò più la Pasqua,
fino a quando non si realizzerà nel regno di Dio". Poi Gesù prese un calice, ringraziò Dio e disse:
"Prendete questo calice e fatelo passare tra di voi. Vi assicuro che da questo momento non berrò più vino fino a quando non verrà il regno di Dio".
Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse:
"Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me". Allo stesso modo,
alla fine della cena, offrì loro il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue, offerto per voi".
(Luca; 22: 14-20)

Citazioni Bibbia Tilc

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:33 pm

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GESU' SENZA PECCATO
Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes, studiosi biblisti



II Corinzi
5,21] Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore,
perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.



I Pietro 2
21] A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:

[22] egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca,

[23] oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.

[24] Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia;

[25] dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.



I Giovanni 3
[4] Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge.

[5] Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato.

[6] Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.

Citazioni Bibbia:
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:35 pm

STUDIO BIBLICO





GESU' E' STATO CONDANNATO INNOCENTE
Dal Vangelo secondo San Marco
Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes, studiosi biblisti

********************************************************************
Gesù appena inizia la sua missione, viene preso di mira da scribi e farisei
che non lo comprendono, e lo ritengono un eretico e quindi lo vogliono
uccidere; V.Marco : 3,1-6

Gesù guarisce un uomo in giorno di sabato
(vedi Matteo 12, 9-14; Luca 6, 6-11)

1Un'altra volta Gesù entrò di nuovo in una sinagoga. Là, si trovava un uomo che aveva una mano paralizzata.
2Alcuni dei presenti stavano a vedere se Gesù lo guariva in giorno di sabato, perché poi volevano denunziarlo.
3Gesù disse all'uomo che aveva la mano malata:
- Vieni qui, in mezzo a tutti.
4Rivolto poi agli altri chiese:
- Che cosa è permesso fare in un giorno di sabato? Fare del bene o fare del male? Salvare la vita di un uomo o lasciarlo morire?
Ma essi non rispondevano.
5Gesù allora li guardò con sdegno. Era molto triste per l'ostinazione dei loro cuori. Disse poi all'uomo malato:
- Dammi la mano!
Quello gliela diede e la sua mano ritornò perfettamente sana.
6Ma i farisei uscirono dalla sinagoga e subito fecero una riunione con quelli del partito di Erode per decidere come far morire Gesù.

http://www.netcrim.org/public/biblio_bibbiatilc_cap.asp?l_id=48&capl=3

Fino alla fine della sua missione Gesù viene controllato e seguito dai suoi nemici scribi e farisei; V.Marco: 12, 13-17

Le tasse da pagare all'imperatore romano
(vedi Matteo 22, 15-22; Luca 20, 20-26)
13Alcuni farisei e alcuni del partito di Erode furono mandati a parlare con Gesù per cercare di metterlo in difficoltà. 14Essi vennero e gli dissero:
- Maestro, noi sappiamo che tu sei sempre sincero e non ti preoccupi di quel che pensa la gente;
tu non guardi in faccia a nessuno e insegni veramente la volontà di Dio. Abbiamo una domanda da farti:
la nostra Legge permette o non permette di pagare le tasse all'imperatore romano? Dobbiamo pagarle o no?
15Ma Gesù sapeva che nascondevano i loro veri pensieri e disse:
- Perché cercate di imbrogliarmi? Portatemi una moneta d'argento, voglio vederla.
16Gli diedero allora la moneta e Gesù domandò:
- Questo volto e questo nome, di chi sono?
Gli risposero:
- Dell'imperatore.
17Gesù replicò:
- Date all'imperatore quel che è dell'imperatore, ma quel che è di Dio datelo a Dio.
A queste parole rimasero sbalorditi.

http://www.netcrim.org/public/biblio_bibbiatilc_cap.asp?l_id=48&capl=12

Veniamo al processo nel Sinedrio, sebbene i Capi cercano testimonianze contro Gesù,
anche false, non ne trovano; V.Marco: 14, 53-65

Gesù davanti al tribunale ebraico
(vedi Matteo 26, 57-68; Luca 22, 54-55.63-71; Giovanni 18, 13-15.19-24)
53Portarono Gesù alla casa del sommo sacerdote e là si riunirono i capi dei sacerdoti, i maestri della Legge e le altre autorità.
54Pietro lo seguiva da lontano. Entrò fin dentro il cortile della casa e andò a sedersi in mezzo ai servi che si scaldavano vicino al fuoco.
55Intanto i capi dei sacerdoti e gli altri del tribunale cercavano un accusa contro Gesù per poterlo condannare a morte, ma non la trovavano.
56Molte persone, infatti, portavano false accuse contro Gesù, ma dicevano uno il contrario dell'altro.
57Infine si alzarono alcuni con un'altra accusa falsa. 58Dicevano: 'Noi l'abbiamo sentito dire: io distruggerò questo Tempio fatto dagli uomini
e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto dagli uomini'. 59Ma anche su questo punto quelli che parlavano non erano d'accordo.
60Allora si alzò il sommo sacerdote e interrogò Gesù:
- Non rispondi nulla? Che cosa sono queste accuse contro di te?
61Ma Gesù rimaneva zitto e non rispondeva nulla. Il sommo sacerdote gli fece ancora una domanda:
- Sei tu il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?
62Gesù rispose:
- Sì, sono io.
E voi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto accanto a Dio Onnipotente.
Egli verrà tra le nubi del cielo!
63Allora il sommo sacerdote, scandalizzato, si strappò la veste e disse: 'Non c'è più bisogno di testimoni ormai!
64Avete sentito le sue bestemmie. Qual è il vostro parere?'. E tutti decisero che Gesù doveva essere condannato a morte.
65Alcuni dei presenti cominciarono a sputargli addosso. Gli coprivano la faccia, poi gli davano pugni e gli dicevano: 'Indovina chi è stato!'.
Anche le guardie lo prendevano a schiaffi.

http://www.netcrim.org/public/biblio_bibbiatilc_cap.asp?l_id=48&capl=14

Veniamo al processo legale con il procuratore romano Ponzio Pilato, questo sa che Gesù è innocente e gli è stato consegnato
solo per invidia, quindi cerca di liberarlo, ma poi è costretto a condannare Gesù a morte per placare la folla furiosa; V.Marco: 15, 1-15

Gesù davanti a Pilato, il governatore romano
(vedi Matteo 27, 1-2.11-14; Luca 23, 1-5; Giovanni 18, 28-38)

1Appena fu mattina i capi dei sacerdoti insieme con le altre autorità e i maestri della Legge - cioè tutto il tribunale - si riunirono per prendere una decisione. Alla fine fecero legare e portar via Gesù e lo consegnarono a Pilato.
2Pilato gli fece questa domanda:
- Sei tu il re dei Giudei?
Gesù rispose:
- Tu lo dici.
3Siccome i capi dei sacerdoti portavano molte accuse contro di lui, 4Pilato lo interrogò ancora:
- Perché non rispondi nulla? Vedi bene di quante cose ti accusano!
5Ma Gesù non disse più niente e Pilato ne fu molto meravigliato.

Gesù è condannato a morte
(vedi Matteo 27, 15-26; Luca 23, 13-25; Giovanni 18, 38-19, 16)
6Ogni anno, per la festa di Pasqua, Pilato liberava uno dei prigionieri, quello che la folla domandava. 7In quel tempo era in prigione un certo Barabba che, insieme con altri ribelli, aveva ucciso un uomo durante una rivolta. 8Allora la folla salì verso il palazzo del governatore e cominciò a chiedergli quello che egli aveva l'abitudine di concedere.
9Allora Pilato rispose:
- Volete che vi lasci libero Gesù, questo re dei Giudei?
10Disse così perché sapeva che i capi dei sacerdoti l'avevano portato da lui solo per odio. 11Ma i capi dei sacerdoti cominciarono a mettere in agitazione la folla perché chiedesse la liberazione di Barabba.
12Pilato domandò di nuovo:
- Che farò dunque di quell'uomo che voi chiamate il re dei Giudei?
13Essi gridarono:
- In croce!
14Pilato diceva:
- Che cosa ha fatto di male?
Ma quelli gridavano ancora più forte:
- In croce! In croce!
15Pilato non voleva scontentare la folla: per questo lasciò libero Barabba e invece fece frustare a sangue Gesù. Poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:36 pm

LA STORICITÀ DI GESÙ

Gesù, Messia e Figlio di Dio


Per riprendere il cammino
LA DOMANDA FONDAMENTALE – Nell’affrontare la vicenda storica di Gesù, così come è narrata nei Vangeli, più volte ci siamo incontrati con la domanda: chi è dunque Gesù? La sua personalità singolare e sorprendente, la sua predicazione, i gesti da lui compiuti e, in particolare, la modalità della sua morte violenta, spingono a chiedersi: chi è realmente questo personaggio? Il fatto che sia stato identificato dai suoi discepoli e dalla primitiva comunità cristiana come Messia e Figlio di Dio è attendibile?

IL PROBLEMA – Questo è il problema che vogliamo affrontare: Gesù ha realmente affermato, nella sua vita terrena, di essere Messia e Figlio di Dio, oppure tale affermazione non è sua ma è stata messa sulla sua bocca dalla primitiva comunità cristiana? Siamo ricondotti, ancora una volta, al problema della credibilità storica dei vangeli: per dare risposta a una simile domanda, è necessario interrogarsi sulle caratteristiche della primitiva comunità cristiane e sulle modalità con cui il messaggio di Gesù è stato trasmesso.



La formazione dei vangeli e la loro credibilità
ALCUNE CERTEZZE MESSE IN DUBBIO – Fino a metà del secolo scorso la credibilità storica dei vangeli non era mai stata messa seriamente in discussione. Si riteneva che questi testi risalivano ad autori sicuri (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), che avevano conosciuto da vicino i fatti di cui parlavano e non avevano motivi per ingannare i loro ascoltatori. In seguito, però, la scoperta che i vangeli non sono una registrazione immediata di ciò che è avvenuto Luca e Marco non sono testimoni oculari), ma sono passati attraverso un processo di formazione (iniziato con la predicazione orale) ha fatto sorgere dei dubbi, accentuati dal fatto che questi testi sono chiaramente opera di credenti, i quali cercano di persuadere e istruire altri.

LA COMUNITA DI VITA DI GESÙ CON I DOCICI – Durante la sua vita terrena, Gesù aveva raccolto attorno a sé dei discepoli: non si è presentato in Israele come un profeta isolato, ma come un maestro, anche se originale. Contrariamente a quanto avveniva a quel tempo, quando erano le persone che desideravano dedicarsi allo studio della Legge a scegliersi i loro maestri tra i rabbì più noti e autorevoli, Gesù scelse lui stesso i suoi discepoli (i Dodici) nella cerchia più larga di persone che lo seguivano (tra cui non poche donne). Questa comunità di vita di Gesù con i Dodici è già tale, da sola, da favorire il sorgere di tradizioni sull’insegnamento di Gesù. Essa crea quel contatto familiare e quotidiano che fa assimilare in modo profondo le idee e i principi del maestro.

Ma c’è in Gesù una qualità particolare che favorisce ancora di più l’imprimersi dei ricordi. Il suo insegnamento non è di carattere puramente progressivo e teorico (come in una scuola), ma pratico e occasionale, legato alle circostanze della vita quotidiana, fatto di parole brevi e penetranti, espresso in formule originali e talora paradossali (non con un linguaggio astruso e incolore). Con molta probabilità, secondo il metodo comune ai maestri religiosi di allora, Gesù ripeteva più volte lo stesso insegnamento e anche la forma letteraria utilizzata era tale da facilitare l’apprendimento (ad esempio l’andamento ritmico delle frasi, l’uso di antitesi frequenti, le immagini prese dalla vita vissuta). Infine, la comunità di vita dei discepoli con il maestro, i fatti drammatici cui parteciparono insieme e soprattutto i momenti della passione, si impressero nella loro mente con quella intensità con cui si imprimono in noi quegli episodi di cui abbiamo particolarmente goduto o sofferto.

LA PREDICAZIONE DEGLI APOSTOLI – Nei Vangeli possiamo dunque risentire il timbro genuino di molte parole di Gesù. Ma tra la comunità di vita di Gesù con i Dodici e la stesura dei vangeli che noi possediamo c’è di mezzo un periodo abbastanza lungo (circa 30 anni): quello della primitiva predicazione. Quali caratteristiche aveva tale predicazione? Ha potuto cambiare l’insegnamento originale o inventare qualcosa?

Prima di tutto si tratta di una predicazione che non si appoggia sulla fantasia o sul sentito dire, ma che voleva essere storicamente fondata, cioè riportare i fatti e i detti di Gesù così come i testimoni degni di fede li avevano percepiti.
In secondo luogo, non si tratta di una predicazione lasciata alla libera iniziativa di chiunque, tanto meno di fanatici. Essa era rigorosamente riservata agli apostoli e a coloro che avevano ricevuto da essi il mandato di predicare. Le notizia che si tramandavano si Gesù erano quindi parte di una predicazione organizzata e controllata.
Per di più, l’ambiente a cui gli Apostoli affidano la trasmissione del messaggio evangelico era un ambiente che dava grande valore alla “tradizione”. Proprio la tradizione orale garantisce la fedeltà nella trasmissione dei ricordi su Gesù ancor più di una registrazione meccanica che fissa il timbro di voce ma non riproduce l’anima.
Evidentemente, questa predicazione apostolica era una predicazione “viva”. Pur mantenendosi fedelissima al messaggio di Gesù, essa poteva – come ogni predicazione – permettersi di adattare all’uditorio ciò che doveva essere detto. Proprio questa possibilità di adattamento garantiva la fedeltà al messaggio, affinché esso non restasse pura lettera, ma fosse inteso secondo il suo vero spirito. Inoltre, è una predicazione viva perché non si limita a ripetere materialmente le parole dei testimoni, ma è sorretta dalla fede nella risurrezione di Gesù (che permette di comprendere meglio il significato della sua vicenda storica) e dall’azione dello Spirito, espressamente promesso da Gesù.
GLI EVANGELISTI SCRIVONO – La predicazione primitiva, che viene chiamata anche il “vangelo orale”, ad un certo punto viene messa per iscritto. E’ una esigenza della comunità, sia per tornare sopra con più agio a quanto veniva trasmesso, sia per formare con più facilità nuovi predicatori. Se i testi che noi possediamo sono dunque scritti da credenti, ciò non toglie la certezza del loro valore storico, anzi, ne è una conferma: proprio perché scritti da persone che aderivano a Gesù, i vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento mostrano la preoccupazione di riferire accuratamente i suoi fatti e le sue parole.



Possibilità di una frode
Abbiamo a questo punto, la certezza morale – l’unica che si può avere in campo storico – che i vangeli riportano sostanzialmente quanto ha detto e fatto Gesù di Nazareth, e quindi anche la sua affermazione di essere Messia (crocifisso) e Figlio (di Dio), sia pure espressa in maniera velata e allusiva (confermando le parole di altri e parlando di sé come del “Figlio dell’uomo”). Ci si può chiedere a questo punto se – nonostante quello che si è detto – non siano stati altri ad attribuire a Gesù i caratteri di Messia e di Figlio di Dio. Ciò non è storicamente possibile! Infatti, i primi che hanno creduto a Gesù Messia e Figlio di Dio erano ebrei, e quindi rigidi monoteisti, che mai avrebbero potuto pensare di dare a JHWH un figlio: se lo confessano, è perché Gesù stesso lo ha affermato. Inoltre, in quanto ebrei aspettavano il Messia davidico, glorioso e potente, e mai avrebbero creduto in Gesù, il Messia crocifisso, se Gesù non avesse spiegato loro tale messianicità.

Taluni asseriscono che sia stato Paolo di Tarso a fare di Gesù il Figlio di Dio; ma si deve ricordare che egli era un pio ebreo, della setta dei farisei, e aveva approvato l’uccisione di Stefano proprio perché questi, dinanzi al sinedrio, aveva confessato la divinità di Gesù. Alcuni hanno affermato che sono state le comunità ellenistiche a fare di Gesù un “uomo divino”, un “Figlio di Dio”, sull’esempio dei “semidei” che erano uomini divinizzati nella mitologia greca. In realtà, le comunità cristiane ellenistiche sono fondate e dirette da ebrei, come Paolo e Barnaba, e fin dal principio adorano Gesù come Figlio di Dio, Signore e Salvatore. Ora è impensabile che Paolo, da cristiano di origine ebraica qual era, assumesse dalla mitologia greca l’idea di “uomo divino” per attribuirla a Gesù. Gesù, dunque, ha parlato di sé come “Messia” e “Figlio di Dio”. Perché?



Gesù è stato sincero?
Gesù si è proclamato Messia e Figlio di Dio. Ha dunque avuto la piena e chiara coscienza di non essere semplicemente uomo, ma di essere il Messia promesso a Israele e, ancor più, di essere il Figlio, di avere cioè nei confronti di Dio un rapporto di figliolanza così singolare da poterlo chiamare “abbà” (Padre). Di fronte a questo fatto si pongono due domande.

CONTRO OGNI IPOCRISIA – Ciò che maggiormente risalta della personalità di Gesù, infatti, è la sua sincerità e ciò che egli ha maggiormente in orrore è l’ipocrisia e la menzogna. Gli stessi suoi avversari riconoscono la sua sincerità: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio” (Mc 12,14). Gesù smaschera con durezza ogni ipocrisia, dovunque essa si trovi e comunque si esprima, in particolare in campo religioso. Parrebbe impensabile che egli stesso sia caduto in ciò che così duramente condanna: che quindi sia stato insincero e ipocrita. Una simile evenienza è contro le leggi più elementari della psicologia. Del resto, i suoi avversari lo accusano di molte trasgressioni, ma non di essere falso e insincero.

SENZA CERCARE IL PROPRIO INTERESSE – Che Gesù, non solo nel comportamento esteriore, ma anche nel suo intimo, sia profondamente sincero e non cerchi di ingannare i suoi interlocutori lo mostra il fatto che egli non cerca il successo, il potere, la gloria e tanto meno il denaro. Non approfitta del successo riscosso tra le folle nei primi tempi della sua predicazione, stronca ogni entusiasmo messianico e proibisce di parlare di quanto egli ha fatto a favore dei malati. Gesù impone il segreto sulla sua persona tanto alle persone da lui guarite quanto ai discepoli che lo seguono, non volendo far credere loro di essere ciò che egli non era e non voleva essere, cioè un Messia “politico”, lungamente atteso da tutto Israele.

FINO ALLA MORTE – Ma non è tutto. La sua sincerità porta Gesù all’apparente fallimento della sua missione e alla morte. Egli lo sa e lo accetta. Potrebbe evitare questo tragico destino, ma solo a costo di essere insincero e falso, di non dire la verità, di mentire a se stesso e agli altri. All’inizio del suo ministero le folle gli corrono dietro: sono affascinate dalla sua parola e soprattutto dai segni che compie. Ma presto si manifesta fra lui e le folle una profonda incomprensione: le folle non accolgono il suo vangelo e l’invito alla conversione, ma cercano solo benefici materiali.

Ad un certo punto Gesù si distacca dalle folle che si diradano attorno a lui, deluse del fatto che egli non corrisponde alle loro attese, per consacrarsi all’istruzione e alla formazione dei pochi discepoli che gli rimangono fedeli, ma tra i quali non manca di serpeggiare una certa delusione, che a un certo momento sfocerà in un vero e proprio abbandono. Anche gli scribi e i farisei al principio non nutrono particolare avversione nei suoi riguardi, ma Gesù non cerca di accattivarsi il loro animo, anzi entra spesso in polemica con alcuni di loro, senza cercare facili accordi. Ma la sincerità di Gesù appare nella maniera più chiara e più forte quando compare di fronte al Sinedrio ebraico per essere giudicato. Pur sapendo di andare incontro alla morte, non retrocede.

GESÙ POTREBBE ESSERSI INGANNATO – Da quanto detto, non possiamo dubitare della sincerità di Gesù. Nasce però un secondo problema: se Gesù è stato assolutamente sincero e se non ha avuto la minima intenzione e volontà di ingannare, si può affermare con certezza che egli stesso non si sia ingannato, credendo di essere il Messia e il Figlio di Dio, mentre in realtà non lo era? Si può escludere che Gesù sia stato un “esaltato” in campo religioso, una persona affetta da megalomania religiosa, come ce ne sono stati tanti nel passato e ce ne sono ancora oggi? Per risolvere questo problema bisogna esaminare lo stato di salute fisica e mentale di Gesù.

LO STATO DI SALUTE FISICA DI GESÙ – Quanto allo stato di salute fisica, nei Vangeli non se ne parla direttamente. Non si parla mai, certo, di malattie di cui Gesù avrebbe sofferto; ma ciò è solo un indizio del suo buono stato di salute fisica, non però un argomento. Tuttavia Matteo ricorda che Gesù, guarendo i malati, ha adempiuto l profezia di Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17). Se Gesù fosse stato malato, l’evangelista avrebbe visto la realizzazione di tale profezia non nel fatto che Gesù ha preso su di sé, guarendole, le malattie degli altri, ma che, malato egli stesso, ha partecipato alla condizione umana, spesso toccata dalla malattia, e in tal modo ha caricato sulle sue spalle il male del mondo. Ad ogni modo, l’argomento più forte che si può portare a favore della perfetta sanità fisica di Gesù è l’enorme mole di lavoro apostolico che egli ha svolto nella sua vita, in condizioni di estremo disagio fisico e spirituale. Per oltre due anni ha condotto una vita itinerante, con giornate di intenso lavoro, passano spesso le notti in preghiera, senza avere a volte il tempo (né lui né i discepoli) di mangiare, tenuto d’occhio e quasi braccato dai suoi avversari.

LO STATO DI SANITA MENTALE DI GESÙ – Anche su questo punto i Vangeli non forniscono nessuna testimonianza diretta. Abbiamo però molti indizi indiretti che ci portano a concludere che Gesù ha goduto di una perfetta sanità mentale. Anzitutto, manca in lui ogni segno di esaltazione religiosa o che potrebbe far pensare a ciò. La sua religiosità è intima, profonda: frequenta come ogni pio ebreo la sinagoga, dove ogni tanto gli chiedono di leggere e di spiegare le Scritture, ma soprattutto ama la preghiera silenziosa e nascosta. Ed è ciò che insegna anche ai suoi discepoli. Non si notano in lui fenomeni di ordine mistico, come estasi, rapimenti, visioni di Dio o di esseri soprannaturali.

IL SANO REALISMO DI GESÙ – Ciò che meglio dimostra la sanità mentale di Gesù è il suo realismo. Gesù è tutt’altro che un sognatore. Ha invece i piedi ben piantati per terra. Non si fa perciò illusioni né sulle persone, né sul successo della sua predicazione, né sul suo destino finale che sarà un destino di morte. Certamente non è un pessimista, perché sa vedere, in particolare nei poveri, nei semplici e nei bambini, un’apertura a Dio, una disponibilità ad accogliere il suo messaggio, così come vede nei peccatori, nei pubblicani e nelle prostitute un cuore capace di aprirsi alla salvezza. Tuttavia, senza essere pessimista, è realista: egli sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo (cfr. Gv 2,23-25). Questo realismo gli fa subito comprendere che la sua predicazione è destinata all’insuccesso (cfr. Mc 6,4). Non si fa perciò illusioni quando vede folle immense che si accalcano attorno a lui e neppure si fa illusioni sulla fedeltà dei suoi discepoli (cfr. Gv 6,64). Soprattutto Gesù non si fa illusioni su quale sarà il suo destino. Egli sente che la diffidenza che scribi e farisei nutrono nei suoi riguardi all’inizio del suo ministero, per il fatto che il suo modo di insegnare si discosta da quello tradizionale, si tramuterà presto in odio mortale.



Una conclusione ragionevole
Gesù dunque è veramente il Messia e il Figlio di Dio? Per quanto incredibile ciò possa sembrare, abbiamo valide ragioni per dire di sì. Non sono ragioni che “costringono” a compiere l’atto di fede, perché questo rimane sempre un atto libero dell’uomo che risponde all’invito di Dio. Sono però ragioni serie, le quali mostrano che l’atto libero di fede è ragionevole, è fondato su motivi validi.

Tale affermazione ha poi avuto “conferma” nella vittoria sulla morte. Ed è quanto vedremo.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Mer Dic 02, 2009 7:40 pm

Ragazzi vi abbiamo postato altri articoli per fare chiarezza su dei punti
complessi da capire, buona lettura, siamo contenti che vi interessiate
a Gesù l'amico sincero e fedele di tutti. Basketball Basketball Basketball Basketball bounce Basketball

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Messaggio Da giallop Dom Dic 06, 2009 2:46 pm

Ho letto qualcosa, non tutto ancora , dei documenti postati Neutral , in particolare l'ultimo articolo sulla storicità di Gesù, a mio avviso è fatto molto bene.
Parlare in un forum pubblico della figura storica di Gesù mette un certo disagio, quest' uomo forse o probbabilmente potrebbe essere Dio! Quindi merita che l'argomento venga trattato con la massima cautela e il massimo rispetto, se non altro per i milioni di credenti che in tutto il mondo hanno scommesso la loro vita su questa affascinante figura. Con queste intenzioni vorrei affrontare alcuni argomenti come la consapevolezza del Cristo di essere Dio e la consapevolezza degli apostoli che il loro maestro era Dio.
Da quello che ho potuto capire Gesù non ha mai detto in vita di essere Dio, lo dimostrerebbe il fatto che dopo la sua morte i discepoli scoraggiati se ne vanno da Gerusalemme, a questo proposito è scritta una delle più belle pagine del Vangelo "i discepoli di Emmaus":
" Ed egli disse loro: Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?".

Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".

Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Gesù è costretto ad inseguire i discepoli, li ammonisce, li ammaestra. Evidentemente non avevano ancora capito la sua missione. Ma anche questo racconto come gli altri che parlano del Cristo risorto potrebbero essere una rielaborazione redazionale per convincere le prime comunità della divinità di Gesù, infatti alcuni studiosi parlano di percezione che gli apostoli avevano di Gesù risuscitato... Ma allora se questa ipotesi è vera qual' è il motore che ha permesso a degli apostoli increduli e poco motivati di diventare dei martiri e ha dedicare interamente la vita al Cristo?
Prima di affrontare questo argomento vorrei citare Joseph Moingt (gesuita teologo cattolico). Domanda del giornalista:
Gesù, Figlio di Dio...Un' idea nata dalla passione e dalla Risurrezione, stando alle sue parole. Quindi a posteriori, senza che è stato Gesù stesso a suggerirla?
A posteriori certo! E' stata la Risurrezione di Gesù, cui gli apostoli e i primi cristiani hanno creduto e che ha trasformato la loro vita, a scatenare tutto. E' a partire da lì che essi hanno visto la loro vita e l'insegnamento di Gesù. E' da quel momento che i Vangeli sono stati dapprima annunciati oralmente e poi messi per iscritto. E dunque è a partire da lì che bisogna leggerli.
Il primo passo quindi della nascente comunità cristiana sarebbe stato secondo lo studioso la percezione della resurrezione del Cristo e la rielaborazione di quello che ha fatto in vita Gesù alla luce di questi fatti.
La seconda grande trasformazione sarebbe avvenuta attraverso lo Spirito Santo (che non è un'invenzione cristiana) La potenza di Dio, nel racconto della pentecoste, scende sui discepoli e rende la loro fede incrollabile, gli esegeti parlano di come grazie allo Spirito si sia passati dalla fede nella resurrezione alla fede in un Dio Trinità. Lo Spirito avrebbe permesso quindi ai primi discepoli di maturare e di comprendere il disegno di Dio! Questa è la fiamma che ha acceso il cristianesimo.
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Messaggio Da centro anti-blasfemia Gio Dic 10, 2009 1:51 am

Gli Apostoli avevano vuto un gran segno ancor prima della Risurrezione:

EBREI CON GESU'

LA TRASFIGURAZIONE UN EVENTO DIVINO

Riflessione di Simone Oren, studioso delle Sacre Scritture
_________________________§§§§§_________________________________

Il Signore Gesù ha voluto rafforzare la fede nei suoi discepoli prima degli avvenimenti della sua sofferenza e morte e risurrezione.
Quindi ecco la Trasfigurazione, Gesù sul monte si trasforma e parla con Mosè ed Elia, davanti ai suoi più cari Apostoli,
questo avvenimento davvero colpisce gli Apostoli, i quali rafforzano la loro fede in Gesù in vista della dura prova della crocifissione di Gesù.

A distanza di anni questo avvenimento viene ricordato dagli Apostoli.

La seconda epistola di Pietro; 1: 16-19


16Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo,
ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce:
"Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". 18Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro,
finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.

Ecco ora la Trsfiurazione come viene raccontata nei Vangeli

http://www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/la_sacra_bibbia/html/07_03.htm


Matteo; 16: 13---17: 13

13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".

17

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". 8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".

10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro". 13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

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Messaggio Da centro anti-blasfemia Gio Dic 10, 2009 1:52 am

LA SANTA TRINITA' NELLA TRASFIGURAZIONE

La Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo



a Sacra Scrittura ci dice che l’uomo non può vedere Dio e continuare a vivere. Sappiamo già con quale amore e con quali precauzioni Dio si è manifestato a Mosè e ad Elia per non annientarli. Quando Dio passa davanti a Mosè nella spaccatura della roccia, lo protegge con la sua mano. Quando Elia se ne sta davanti all’apertura della roccia, Dio non viene nel vento fortissimo per travolgere, né nel terremoto per distruggere, né nel fuoco per bruciare, bensì nel lieve sussurro, ed Elia è salvo.

Dio ci prepara e ci insegna ad incontrarlo quando il suo Figlio si è incarnato, si è fatto Figlio dell’uomo. Egli non si è mostrato nella sua Gloria, perché gli uomini non sarebbero stati capaci di sopportarlo. Si è fatto simile a loro, a noi, ha assunto la condizione umana, la condizione di schiavo sino alle estreme conseguenze. Niente lasciava trasparire la divinità di Gesù. Nella sua vita ci sono stati soltanto due momenti nei quali si è manifestato come Dio: il momento del Battesimo ed il momento della Trasfigurazione.

Il Battesimo nel Giordano ha rivelato che Gesù è il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità. Giovanni Battista l’ha visto e ne ha reso testimonianza. Alla Trasfigurazione, sul monte Tabor, i tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, hanno visto Gesù risplendere nella sua Gloria divina. Accanto a Lui c’erano due grandi testimoni che avevano visto questa stessa Gloria durante l’Antica Alleanza. Nel giorno della Trasfigurazione essi compaiono per attestare che si tratta di quella stessa Luce, di quello stesso Dio.

Mosè ed Elia stanno lassù, sul monte, come ce lo rappresenta l’icona della festa, e riescono a sostenere la Luce di Dio che mai tramonta, perché durante la vita terrena sono stati, insieme ad Isaia, le uniche persone a cui Dio, dopo la caduta, abbia concesso di vederlo. Elia è sceso dal cielo sul monte Tabor per contemplare Dio fattosi uomo, mentre Mosè, riunitosi con la morte ai suoi antenati, rappresenta coloro che aspettano la venuta di Cristo negli Inferi. Mosè personifica la legge. Con lui Elia viene in nome dei profeti a rendere testimonianza alla divinità di Cristo che è il compimento della Legge e dei Profeti. Al contrario, i tre apostoli riversi per terra fanno parte dell’umanità ancora viva. Nonostante il loro sbigottimento, alla vista del Cristo glorioso si sentono colmi di gioia e vorrebbero fermare questo istante, ma questo non era possibile perché era troppo presto e non erano ancora pronti per l’eternità. Dovevano passare con Cristo attraverso la morte per rivederlo glorioso dopo la Risurrezione.

L’ultimo versetto del racconto evangelico parla di una nuvola luminosa che avvolge gli apostoli, e dalla quale essi sentono una voce proclamare: “Questo è il Figlio mio, che io amo. Ascoltatelo!”. E’ la voce del Padre, la voce che aveva sentito S. Giovanni Battista al momento del battesimo di Gesù nel Giordano. La nuvola luminosa è lo Spirito Santo che avvolge e protegge gli apostoli, perché senza la presenza e l’illuminazione dello Spirito Santo l’uomo non può contemplare la Gloria di Dio. La trasfigurazione è una Teofania come il Battesimo di Cristo. Come San Giovanni anche gli apostoli hanno avuto la rivelazione dell’unico Dio in tre persone.

Il significato generale di questa sublime festa è riassunta in un breve versetto, tratto dall’esperinòs: “In questo giorno, sul Tabor, il Cristo trasformò la natura oscurata di Adamo. Avendola illuminata, la divinizzò”. La semplicità di queste poche parole, come quelle del racconto evangelico, hanno una profondità straordinaria. Come in ogni avvenimento della vita del Cristo e come in ogni festa, qui si ha un compimento e, insieme, una prefigurazione. Questi due elementi appaiono con altrettanta evidenza e forza anche a Pasqua. La Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo trasferisce l’esistenza umana nella dimensione gloriosa, mostrando ai tre apostoli vivi dinanzi ai due profeti defunti l’attualità illuminata del passato e dell’avvenire. La Trasfigurazione rivela così il senso intimo del cristianesimo: Il Dio-uomo mostra loro l’uomo divinizzato.


padre Atanasio Marcacci



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