VERONA-TOMMASOLI: STRATEGIA DELLA TENSIONE O.......
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VERONA-TOMMASOLI: STRATEGIA DELLA TENSIONE O.......
Intorno al caso Tommasoli si è scatenato un polverone mediatico e politico di proporzioni colossali, come se si trattasse di un episodio straordinario e del tutto inusuale. E sebbene la polizia abbia chiarito fin da subito che le motivazioni di questo brutale e assurdo omicidio non siano in alcun modo di matrice politica, i collegamenti degli assassini con ambienti della destra radicale sono bastati a generare il consueto squallido teatrino di strumentalizzazione politica della vicenda e a paventare da parte dei media una nuova stagione di violenze politiche sulla falsariga di quelle vissute negli anni ’60 e ’70. A tali rilievi gli ambienti di destra, più o meno “estrema”, hanno replicato accusando la sinistra di non voler accettare la sconfitta politica e di inventare pericoli inesistenti per delegittimare e criminalizzare i propri avversari. A me sembra che il punto della questione vada ben oltre la strumentalizzazione dell’episodio nell’ottica della contrapposizione “destra-sinistra”. La campagna mediatica sollevata intorno al caso Tommasoli non gioverà a qualche fazione politica, ma solo al sistema nel suo complesso.
Dopo anni di chiacchiere sulla necessità di eliminare le ali estreme dello schieramento politico, accusate di provocare l’ingovernabilità del Paese e di propugnare tesi politiche vetuste ed inaccettabili, siamo reduci da elezioni che hanno sancito la fine della rappresentanza parlamentare di tali forze . L’americanizzazione del sistema politico italiano si è così quasi completata, sancendo la presenza esclusiva di due schieramenti diversi soltanto nell’etichetta ma identici nella sostanza, rappresentativi del pensiero unico liberal/liberista e di una fetta minoritaria della popolazione.
Di fronte al dubbio, da più parti sollevato, che questo non sia un sistema che garantisce effettiva democraticità, il sistema stesso ha risposto da par suo. Non vi piace la palude conformista veltron/berlusconiana? Guardate quali sono le alternative: pericolosi estremismi forieri di violenza. Non stare con noi nella grande casa del pensiero unico significa essere dei qualunquisti, dei fautori dell’antipolitica, addirittura degli eversivi. Insomma: o noi o il baratro.
In un passato neppure troppo lontano il Potere dovette ricorrere alla cosiddetta strategia della tensione per tutelarsi da pericolose spinte centrifughe. Per ora non siamo ancora arrivati a quei livelli, ma episodi come il clamore sollevato intorno al caso di Verona potrebbero essere solo l’antipasto di quello che verrà, un tentativo più soft di fermare con gli strumenti mediatici le richieste di cambiamento creando contrapposizioni fittizie ed inventandosi rischi che non esistono. Qualcuno ha visto nel caso Tommasoli il segnale di un nuovo pericolo fascista, io invece credo che la sua enfatizzazione e strumentalizzazione nasconda invece manovre autoritarie ben più subdole e attuali: non la tirannia del manganello, ma quella dell’omologazione.
Dopo anni di chiacchiere sulla necessità di eliminare le ali estreme dello schieramento politico, accusate di provocare l’ingovernabilità del Paese e di propugnare tesi politiche vetuste ed inaccettabili, siamo reduci da elezioni che hanno sancito la fine della rappresentanza parlamentare di tali forze . L’americanizzazione del sistema politico italiano si è così quasi completata, sancendo la presenza esclusiva di due schieramenti diversi soltanto nell’etichetta ma identici nella sostanza, rappresentativi del pensiero unico liberal/liberista e di una fetta minoritaria della popolazione.
Di fronte al dubbio, da più parti sollevato, che questo non sia un sistema che garantisce effettiva democraticità, il sistema stesso ha risposto da par suo. Non vi piace la palude conformista veltron/berlusconiana? Guardate quali sono le alternative: pericolosi estremismi forieri di violenza. Non stare con noi nella grande casa del pensiero unico significa essere dei qualunquisti, dei fautori dell’antipolitica, addirittura degli eversivi. Insomma: o noi o il baratro.
In un passato neppure troppo lontano il Potere dovette ricorrere alla cosiddetta strategia della tensione per tutelarsi da pericolose spinte centrifughe. Per ora non siamo ancora arrivati a quei livelli, ma episodi come il clamore sollevato intorno al caso di Verona potrebbero essere solo l’antipasto di quello che verrà, un tentativo più soft di fermare con gli strumenti mediatici le richieste di cambiamento creando contrapposizioni fittizie ed inventandosi rischi che non esistono. Qualcuno ha visto nel caso Tommasoli il segnale di un nuovo pericolo fascista, io invece credo che la sua enfatizzazione e strumentalizzazione nasconda invece manovre autoritarie ben più subdole e attuali: non la tirannia del manganello, ma quella dell’omologazione.
cavaliereblu- 2° CAPO
- DATA DI ISCRIZIONE : 20.04.08
NUMERO DI MESSAGGI : 65
RISPETTO REGOLE :
PUNTI : 6049 REPUTAZIONE : 0
Re: VERONA-TOMMASOLI: STRATEGIA DELLA TENSIONE O.......
Speriamo piucchealtro di non tornarre a atti come quello della Strage di Bologna del 1980 dove gli ideatori erano dei militanti di estrema destra.
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